Quando gioca la Nazionale di calcio siamo tutti italiani. Nei bar, nelle case del popolo e in parrocchia, nei circoli snob e in quelli popolari ci si sgola per le parole del Canto degli Italiani scritto dal massone Goffredo Mameli e le cui pagine originali sono custodite nel museo del Risorgimento di Genova.

Il testo originale scritto da Goffredo Mameli custodito nel museo del Risorgimento a Genova

In pochi sanno quale sia il testo integrale del nostro inno nazionale e uno di questi lo conosco. Si chiama Renzo Brunetti, è un avvocato novantenne di Savona, nato e cresciuto nel culto di Giuseppe Mazzini. Lui canta a memoria il Canto degli Italiani di Mameli di cui vi propongo la lettura, e il canto, integrale.

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta;
dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria? Le porga la chioma
ché schiava di Roma Iddio la creò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Noi siamo da secoli calpesti, derisi
perché non siam popolo, perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica bandiera, una speme:
di fonderci insieme già l’ora suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci; l’unione e l’amore
rivelano ai popoli le vie del Signore.
Giuriamo far libero il suolo natio
uniti, per Dio, chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò

Dall’Alpe a Sicilia dovunque è Legnano;
ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia si chiaman Balilla;
il suon d’ogni squilla i Vespri suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

Son giunchi che piegano le spade vendute;
già l’aquila d’Austria le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia e il sangue Polacco
bevè col Cosacco, ma il cor le bruciò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.

E se proprio non vogliamo cantarlo tutto proviamo almeno a studiare il significato, strofa per strofa, di questo capolavoro dell’amor di Patria.

Stefano Bisi