Anche la popolare meme Pepe Coin ha avuto l’onore di un fork. Si tratta di PepeFork (PORK), un protocollo che pur non riuscendo a spodestare il proprio genitore dalla posizione di assoluto rilievo che occupa nella classifica di settore, ha comunque attirato un buon numero di investitori, trovando una sua dimensione con il trascorrere del tempo.
Andiamo dunque a scoprirne più da vicino le caratteristiche, per comprenderne al meglio le effettive potenzialità. Soprattutto in considerazione del fatto che proprio le meme coin si candidano ad assumere un ruolo sempre più importante in ambito crypto.
PepeFork: di cosa si tratta e cosa si propone
PepeFork, come del resto attestato dal suo nome, è il risultato di un fork intervenuto nel 2021 nell’ambito della comunità di Pepe Coin. Anche nel suo caso stiamo parlando di una valuta virtuale che punta alla decentralizzazione e ad un utilizzo accorto della tecnologia blockchain teso a rendere possibili transazioni non solo sicure, ma anche distinte da robuste dosi di riservatezza. Oltre che dall’assenza di commissioni di transazione, un caso più unico che raro in ambito criptovalutario.
Il protocollo è basato su un meccanismo di consenso Scrypt e in sede di tokenomics prevede il rilascio di un quantitativo massimo pari a 100 milioni di token. Stabilendo in tal modo un meccanismo chiaramente deflattivo, che nelle intenzioni della squadra di sviluppo dovrebbe sostenerne il prezzo, nel lungo termine.
Il suo utility token è PORK, cui spetta il compito di fungere da carburante per le transazioni interne alla rete. Naturalmente, anche nel caso di PORK un ruolo chiave è affidato alla comunità che si è radunata intorno al progetto. Una comunità che non varia sostanzialmente dalle altre raccolte intorno alle meme coin, puntando a fare di PepeFork un ecosistema più leggero rispetto ai progetti crypto che si propongono di converso il sovvertimento dell’ordine finanziario esistente.
Il risultato del lavoro condotto sin qui si è concretizzato sinora nel conseguimento del 502° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Un market cap attestato al momento a circa 77 milioni di dollari, che risente però del -10% collezionato nel corso delle ultime 24 ore.
Le prospettive per il futuro
PepeFork è l’ennesima meme coin che si propone di sfruttare l’onda lunga creata da Dogecoin. Un progetto incentrato sull’ironia, senza particolari prerogative di carattere tecnologico, che ha comunque saputo catalizzare un buon consenso, sino ad ora.
Proprio l’appartenenza ad una nicchia di mercato così particolare, sembra del resto essere il suo reale punto di forza. Le meme coin, infatti, sono state tra le principali beneficiarie della rinnovata aria di fiducia che spira sul settore. Tanto da attirare le attenzioni degli hedge funds, i quali hanno ravvisato nei micro prezzi che le distinguono la chiave di volta su cui agire.
A testimoniare questo interesse un recente rapporto stilato da Pantera Capital, che non sembra lasciare dubbi sull’atmosfera di fiducia che sostiene questo genere di criptovalute. Nel caso di PepeFork, però, occorre sottolineare che non c’è molto di più rispetto a questo entusiasmo. Non ci sono infatti casi d’uso reali o aperture alla DeFi, come avviene ad esempio nel caso di Shiba Inu.
Altro dato da ricordare è poi la pratica mancanza di un vero e proprio piano di sviluppo. Diversamente da quanto accade nel caso di quasi tutte le criptovalute, PepeFork non indica obiettivi e strategie di sviluppo a lungo termine.
Sin qui, abbiamo visto il bicchiere mezzo vuoto. Per quanto riguarda quello mezzo pieno, va invece messo in rilievo il fatto che a indicare le nuove direzioni sarà proprio la comunità. Con gli sviluppatori chiamati a declinare sul campo le indicazioni fornite di volta in volta. Rendendo in buona sostanza reale quel principio della decentralizzazione che è spesso soltanto declamato da altri token.