C’è uno studio di Swg secondo il quale, alle scorse elezioni Europee, il 60% degli operai italiani ha votato per un partito di centrodestra. Questo, nello stesso momento in cui la Cgil ha annunciato di aver superato, anche grazie ai segretari di Pd, M5S e Avs, le 500 mila firme per giungere a quattro referendum con l’obiettivo di cancellare ciò che resta del Jobs Act, la riforma del lavoro varata dal Governo Renzi dieci anni fa. Una contraddizione, che Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro alla Bocconi, nonché già presidente di Anpal (l’Agenzia per le politiche attive del lavoro), raggiunto da Tag24.it, spiega con una scarsa informazione di fondo e una iniziativa “che, in realtà, ha poco a che fare col merito dei temi che affronta”.
Elezioni Europee 2024: per chi hanno votato gli operai?
Lo studio dei flussi elettorali di Swg indica che Fratelli d’Italia, che ha avuto il 29% alle Europee dell’8 e 9 giugno, per il 39% è stato votato da operai. Il Partito Democratico, che si è classificato secondo con il 24%, si deve accontentare solo del 16% di quella fetta di elettorato. A seguire: il Movimento Cinque Stelle, al 10%, conta il 13% di voto operaio; Forza Italia, che più o meno si attesta al 10%, ha il 10% di operai in pancia; la Lega, al 9%, ha una quota operaia del 10%; Alleanza Verdi e Sinistra, la vera sorpresa dell’ultima tornata elettorale, se ha raggiunto nel complesso il 7%, ha solo il 3% di operai dalla sua parte; Stati Uniti d’Europa e Azione, infine, entrambe poco al di sotto del 4%, hanno ciascuna una dote operaia del 2%. In soldoni, quindi, circa il 60% degli operai ha votato centrodestra.
Le firme per il referendum anti-Jobs Act della Cgil
Questa fotografia elettorale cozza con un altro dato: il 12 giugno scorso, la Cgil ha annunciato di aver superato la soglia delle 500 mila firme per presentare quattro referendum al fine di abrogare ciò che resta del Jobs Act: cambiare, quindi, le norme sui licenziamenti, introdurre di nuovo l’obbligo della causale per i contratti a termine e accentuare la responsabilità del committente di un appalto nel caso di incidente sul lavoro. Tra i politici che hanno sostenuto e firmato questi referendum ci sono i segretari dei tre partiti principali del centrosinistra italiano: Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (Movimento Cinque Stelle) e Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (per Avs). Come dire: da questa parte della barricata, ci sono i partiti. Ma, stando al citato studio di Swg, non chi vorrebbero rappresentare.
Maurizio Del Conte: “L’iniziativa referendaria della Cgil ha poco a che fare con la realtà del mercato del lavoro di oggi”
Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro alla Bocconi e ex presidente di Anpal, sollecitato da Tag24.it a dire la sua sui referendum promossi dalla Cgil e il centrosinistra, la mette così: “Secondo me, è una iniziativa che ha poco a che fare col merito delle questioni che solleva. Sono altri i temi che interesserebbero davvero i lavoratori italiani”.
D Professore, cosa succederebbe se passassero i referendum per i quali la Cgil ha raccolto le firme?
R “Per i licenziamenti si tornerebbe alla legge Fornero, ad esempio”.
D Cosa cambierebbe?
R “Nella pratica, ben poco. Di sicuro, non si tornerebbe all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che è la grande bandiera che sventola ancora il sindacato. Anzi, per certi aspetti, si arriverebbe a un paradosso”.
D Quale?
R “Quello di prevedere per i lavoratori licenziati un indennizzo fino a 24 anziché 36 mensilità”.
D Per i contratti a termine, invece, cosa accadrebbe?
R “Che, con la reintroduzione delle causali, si tornerebbe a una legge del 1962: pensata, evidentemente, per un mercato del lavoro del tutto diverso rispetto a quello di oggi quando, dato per qualcuno bizzarro, il numero di contratti a tempo indeterminato sta crescendo”.
D Uno studio sui flussi elettorali di Swg dice che il 60% degli operai ha votato per il centrodestra, la parte politica avversa a questa iniziativa referendaria…
R “Il fatto che la classe operaia, in Italia, ormai voti centrodestra è un fenomeno consolidato da anni, non mi stupisce. Se il centrosinistra non entra nel merito delle questioni, chi ci si ritrova dentro una valutazione la fa per forza…”
D Ha una sensazione di una frattura sempre più profonda fra quella parte politica e chi vorrebbe rappresentare?
R “Ho la sensazione che quantomeno ci sia poca informazione. Che non ci sia una vera iniziativa a favore del lavoro”.
D Cosa servirebbe secondo lei?
R “Affrontare innanzitutto il problema salariale. Poi dare più qualità al lavoro, e una maggiore formazione. Questo servirebbe e susciterebbe il reale interesse dei lavoratori italiani. Non tornare a questioni come l’articolo 18 di cinquant’anni fa”.