Dopo la sconfitta elettorale alle Europee di una settimana fa, nell’ambito delle forze politiche che avevano costituito il Terzo Polo (Italia Viva, Azione e Più Europa) è iniziata una riflessione su come voltare pagina. Dagli elettori riformisti arriva chiara la richiesta di costituire finalmente un soggetto politico unitario che possa rappresentarli nelle istituzioni. Per questo, da più parti, si è chiesto a Matteo Renzi e Carlo Calenda, i due principali artefici prima della costituzione e poi della dissoluzione del Terzo Polo, di farsi da parte. Matteo Renzi si è detto disponibile a farlo. Carlo Calenda, a tal proposito, non ha dato ancora una indicazione precisa. Sta di fatto che oggi, 15 giugno 2024, è tornato a parlare da leader indiscusso (e indiscutibile?) del suo partito rispondendo a distanza all’appello della segretaria del Pd Elly Schlein di far fronte comune contro il centrodestra di Giorgia Meloni.

Calenda non molla la leadership di Azione e risponde a Elly Schlein

Archiviate le Europee, ieri, l’appello di Elly Schlein di costruire un programma comune per riunire le opposizioni e sfidare il centrodestra di Giorgia Meloni in vista delle elezioni politiche del 2027 ha aperto, di fatto, una nuova fase politica. D’altronde, se alle Europee si è votato con una legge elettorale di stampo proporzionale che inevitabilmente accentuava la competizione dei partiti di una stessa area politica, alle elezioni nazionali si voterà con una legge maggioritaria che premia la coalizione più forte. Quindi, tutti dovranno inserirsi nello schema centrodestra contro centrosinistra. Azione, oggi, con Carlo Calenda ancora al timone, ha già fatto sapere in che campo preferisce giocare: quello del centrosinistra il cui “perno”, per dirla con Elly Schlein, è il Pd. Così, alle parole della segretaria dem, l’ex ministro si è sentito di rispondere con queste parole:

“Azione ha sempre valutato il merito delle proposte e dei provvedimenti che servono all’Italia. Sappiamo che oggi ci sono distanze molto significative sul posizionamento internazionale del Paese, sulla giustizia e sulle politiche di sviluppo. Ma a mio avviso potrà essere più facile trovare un’intesa sui diritti sociali che riguardano i salari, la sanità e l’istruzione”

Come dire: per Calenda può aprirsi il cantiere della coalizione che tra tre anni potrà sfidare la destra mettendo nel mirino Palazzo Chigi. Del resto, che anche lui sia convinto della bontà della battaglia per il salario minimo, ad esempio, non è un mistero. Restano, in ogni caso, tutti gli altri nodi programmatici, a cominciare dalla posizione internazionale, a distanziarlo anni luce dal Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte (nei cui confronti in passato ha messo un vero e proprio veto) e da Avs di Fratoianni e Bonelli. Ma, magari, da qui al 2027, le crisi internazionali che si vivono ora saranno meno aspre e non costringeranno tutti gli attori politici a prendere una posizione tra due schieramenti opposti.