Anna Sviridenko, di 41, è stata trovata morta, con una cintura stretta attorno al collo, all’interno del bagagliaio del furgone con cui lo scorso lunedì l’ex marito Andrea Paltrinieri, di 48, si è presentato in caserma a Modena per confessare ai carabinieri di averla uccisa. Aveva da poco ottenuto l’affidamento prevalente dei figli Gregor e Giulio, di 5 e 3 anni, tornando in Italia – dopo una parentesi in Austria – per fare in modo che riuscissero a vedere senza difficoltà anche il padre. Gli amici e vicini di casa Zina e Davide Calanca, che la conoscevano da anni, hanno spiegato a Tag24 che stanno facendo il possibile – insieme al fratello di lui, Giulio – per aiutare i suoi familiari a superare la tragedia che li ha travolti: a tal scopo hanno lanciato, da poco, una raccolta fondi.

Chi era Anna Sviridenko, uccisa dall’ex marito a Modena: il ricordo dell’amico e vicino di casa Davide Calanca a Tag24

D: Davide, come hai conosciuto Anna?

R: “Mia moglie conosceva Anna da 20 anni, perché hanno frequentato l’università insieme sia in Bielorussia, il loro paese d’origine, che in Italia, dove hanno dovuto affrontare un percorso di legittimazione dei titoli. Sono entrambi medici. Io la conoscevo da meno tempo, circa sei anni. Quando è andata a lavorare ad Innsbruck, in Austria, ci siamo un po’ allontanati. Poi, mentre era incinta del primo figlio, ci ha presentato il suo futuro marito (Andrea Paltrinieri, ndr).

Lei e Zina si sentivano spesso al telefono. Un anno e mezzo fa, quando in tribunale le dissero che – siccome i rapporti con il marito si erano fatti tesi (lui, dopo essersene andato, aveva chiesto ai giudici di concedergli l’affidamento esclusivo dei figli in Italia) – le conveniva avvicinarsi a lui, ci chiese aiuto per cercare casa a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, dove nel frattempo aveva vinto una borsa di studio in Radiologia”.

Si è trasferita, poco dopo, proprio accanto a noi: ci siamo occupati dei contratti con le utenze, dell’arredamento, ci siamo mossi per darle una mano perché lei era veramente provata dalla situazione. Dal lunedì al venerdì lavorava in ospedale a Modena e a Carpi, nel weekend ad Innsbruck, anche lì in ospedale. Era il lavoro che le dava da sopravvivere, non poteva lasciarlo”.

D: Che persona era?

R: “Era una donna fortissima. Conduceva una vita durissima, ma davanti ai figli non ha mai fatto trapelare niente. Due settimane fa li ha portati a Gardaland; aveva già prenotato una casa al mare per stare due settimane con loro quest’estate. Era una madre e una lavoratrice straordinaria, la più esemplare che io abbia mai conosciuto. Di un’altra tempra, come mia moglie: vengono da uno Stato in cui sono le donne a portare avanti la baracca. E di fatti quando erano ad Innsbruck era lei a lavorare, a pagare tutto, anche la casa. Lui (Paltrinieri, ndr) le aveva chiesto il mantenimento”.

Lanciata una raccolta fondi per aiutare i familiari della vittima

D: Tu e Zina ora siete a Minsk, dove vive la sua famiglia…

R: “I genitori sono partiti da Minsk due giorni fa. In questo momento dovrebbero già essere in Italia per incontrare l’avvocato di Anna. In questi due anni, per aiutarla, si sono svenati. Adesso solo per rimpatriare la salma avranno bisogno di una cifra di circa 5 mila euro. Oltretutto dovranno cercare di capire come recuperare la casa di Innsbruck, su cui c’era un mutuo (che Anna stava pagando): senza soldi rischiano di perderla”.

D: Da qui l’idea di lanciare una raccolta fondi…

R: “Siccome Anna era una socia della Società operaia di mutuo soccorso di San Felice, di cui anche noi facciamo parte, abbiamo deciso di aprire un conto corrente dedicato per aiutare i suoi familiari con le varie spese che dovranno affrontare. Al momento la loro priorità è riportare Anna a casa. Poi torneranno per i nipoti, che al momento sono dai nonni paterni. Il tribunale di Modena e i servizi sociali dovranno decidere se lasciarli lì, affidarli a qualcuno temporaneamente oppure ai nonni materni, ma sarà una cosa lunga, ci vorrà tempo”.