Era il 1995 quando l’autore inglese Nick Hornby scrisse il romanzo Alta Fedeltà, libro narrante la storia di Rob, trentacinquenne ex deejay e proprietario di un negozio di cd e vinili in via fallimentare.
Peccato che questa storia di finzione avesse profetizzato circa vent’anni prima, la chiusura di tantissimi store musicali, a causa della massiva espansione dei grandi competitor dell’elettronica online. Numerose piccole attività sono state costrette, per sopravvivere, a dover aprire e-shop sul web dove vendere i propri prodotti.
Mentre internet spesso crea ponti positivi tra le persone, la rapidità con cui oggi è possibile acquistare oggetti e beni materiali ha portato una significativa concorrenza a discapito degli esercizi fisici. Perché attendere una settimana per acquistare un disco, quando è possibile ricerverlo con un sempre click il giorno dopo?
Dove c’è la rapidità di ricezione, si è perso il fattore più importante: quello umano. I negozi di musica, le librerie, le fumetterie, erano innanzitutto un punto d’incontro, crescita e confronto per ore e ore tra musicisti, critici e ascoltatori.
Tra questi figura uno degli ultimi baluardi culturali di Napoli: il celebre Tattoo Records di Enzo Pone, sito nella suggestiva Piazzetta Nilo, nel centro storico, che chiuderà i battenti ad ottobre dopo 41 anni di onorata attività.
Tag24 lo ha intervistato in esclusiva riguardo questa triste vicenda.
Napoli, Tattoo Records chiude i battenti dopo 41 anni: intervista al proprietario Enzo Pone
D. “Enzo, come mai ha preso una scelta così dolorosa? Tattoo Records è da sempre un istituzione per gli amanti del cinema, della musica e dei libri…”
R. “La chiusura è dovuta all’unione di più fattori negativi. In aggiunta l’utenza critica colta degli anni ’80 non esiste più. Ad esempio quella dello studente fuorisede che risparmiava sui soldi che gli inviavano i genitori per acquistare un cd, o vinili di Lou Reed. E’ un mondo giunto alla fine ormai. Un mondo che prima leggeva Hemingway, Jack London, che andava al cinema, al Teatro Nuovo. Adesso le persone sono più interessate alla pizza, allo spritz, che ad un disco di Miles Davis…”
D. “Qual è uno dei problemi maggiori di questa caduta del settore musicale?”
R. “Sulla pizza, il fast food, c’è il ricarico guadagno del 30%. I proprietari di ristoranti, cuopperie, paninerie li vedo cambiarsi la moto ogni mese, noi che “campiamo di sogni” abbiamo attività culturali con solo il 30/100. Negli anni ’80 vendevamo molti dischi, tanta merce. Le vendite basse ci portano a fare un ulteriore sforzo, lavorare notte e giorno, anche online su Ebay, ed è qualcosa che non riesco ad affrontare, anche a causa di diverse patologie di cui soffro“
D. “Ha provato a chiedere aiuto alle istituzioni?”
R. “Siamo orfani delle istituzioni napoletane. Figurati se il sindaco o l’assessore della cultura sono attenti ai negozi di musica, librerie, fumetterie… Sono più attenti a mangiarsi una pizza da qualche ristoratore locale o un cuoppo surgelato. Sono miopi rispetto ai nostri bisogni e noi non reclamiamo nulla. Da quando ho aperto il negozio sono sempre stato solo”
Tattoo Records, lo store musicale visitato da Robert De Niro, David Bowie e Francesco Rosi
D. “Robert De Niro si è fermato ad esempio da Concettina ai Tre Santi. Ma da quel che ricordo, anche il suo negozio è stato luogo di pellegrinaggio di grandi artisti. Vero?”
R. “Anche nel mio locale le confermo che è venuto Robert De Niro, anche David Bowie, Francesco Rosi. Agli operatori culturali, gli intellettuali, Tattoo Records non è passato inosservato, incredibilmente alla politica napoletana sì. Ho aperto il negozio a 29 anni, a causa dei miei problemi di salute non ho più voglia di combattere contro i mulini a vento“
D. Le persone sono più interessate alla Napoli “da bere e mangiare” che a quella culturale. Cosa sta accadendo?”
R. “Sì, stiamo vivendo una fase di reflusso culturale. Si vede anche nel voto, come gli italiani votano”
D. “E se le istituzioni rispondessero? Sarebbe disposto a mantenere vivo il negozio? Ha provato a fare un crowdfunding per lasciare aperto il locale?
R. “A dire il vero, mi sono stancato, non ho più energie per realizzare altri sogni e avere altre aspettative. Voglio chiudere, ritirarmi e fare delle vendite da casa selezionando gli interlocutori. Diventerei un potenziale e-shop”
Il proprietario di Tattoo Records: “Al mio posto probabilmente aprirà una pizzeria…”
D. “Sei stato uno dei primi ad aprire un negozio di musica, dischi e film a Napoli. Qualcuno della Napoli musicale frequentava il tuo negozio?”
R. “Tanti musicisti sono cresciuti qua, come i 99 Posse e gli Almamegretta. Compravano i dischi, passavano ore a dibattere tra loro e con i miei commessi…”
D. “Si può dire che la vecchia Napoli culturale sta lentamente morendo?
R. “Questo non è un fenomeno prettamente napoletano, ma nazionale e globale. I giovani non leggono… Io sono cresciuto con pane, Hemingway e Jack London. Se chiedi a qualcuno chi è Hemingway, nemmeno ti rispondono… Ci si gratifica più mangiando una pizza che leggendo un libro. Perché un romanzo lo devi anche leggere. Tutti vogliono le cose facili… E’ un vero e proprio disimpegno”
D. “Con la tua chiusura, potenzialmente, chi potrebbe aprire al tuo posto?”
R. “Aprirà una pizzeria probabilmente, una cuopperia. Tutto il centro storico diventerà a base di ristorante e pesciolini. Tecnicamente è impossibile andare avanti per me. E tanti italiani, napoletani non sono disposti a leggere libri ed ascoltare musica“
D. “Ti posso definire un ultimo figlio dell’era Alta Fedeltà?”
R. “Sì, in molti mi hanno paragonato al protagonista di quel film…”
D. Quale consiglio senti di voler lasciare andare ai giovani?”
R. “Di mettersi un po’ a dieta e di tornare a studiare, leggere, ascoltare musica e soprattutto incuriosirsi”