La piattaforma di analisi blockchain Bubblemaps ha lanciato una pesante accusa nei confronti di Iggy Azalea e Andrew Tate, impegnati nella promozione delle proprie meme coin MOTHER e DADDY. L’accusa è di aver in pratica condotto attività di insider trading al fine di sfruttarne le variazioni del prezzo.

Le accuse sono state pubblicate nel dettaglio in un thread del 12 giugno e hanno rivelato come, al momento del lancio dei due progetti, gli addetti ai lavori avessero già acquistato una parte estremamente rilevante dell’offerta di token. Un’accusa che ha naturalmente sollevato un’accesa discussione tra i criptofans.

MOTHER, le accuse di insider trading contro Iggy Azalea

Per quanto concerne la rapper australiana, Bubblemaps ha affermato che gli addetti ai lavori hanno acquistato il 20% della fornitura di MOTHER al momento del lancio. Per poi vendere l’equivalente di due milioni di dollari in token, approfittando della sua forte crescita nelle ore successive.

L’indagine si è concentrata su un wallet che ha acquistato 109 trilioni di token MOTHER prima di distribuirli su altri sette. La maggior parte di questi fondi sono stati venduti, ottenendo un profitto di 1,4 milioni di dollari, mentre il rimanente sarebbe valutato circa 400mila dollari stando alla quotazione attuale. Questo portafoglio, inoltre, ha provveduto al trasferimento di fondi ad altri che hanno a loro volta venduto circa l’8% della fornitura, con un introito complessivo pari a circa 800mila dollari.

Accuse quindi molto circostanziate, di fronte alle quali Iggy Azalea non ha per il momento ritenuto di dover fornire chiarimenti. Preferendo occuparsi dei piani di marketing, in particolare quelli che vedono la collaborazione con la sua compagnia telefonica.

DADDY, le accuse nei confronti di Andrew Tate

In relazione al caso di DADDY, sempre stando alla ricostruzione di Bubblemaps, gli addetti ai lavori avrebbero acquisito il 30% della fornitura di token. Il totale raggranellato nell’occasione sarebbe di oltre 45 milioni di dollari, distribuiti su 21 portafogli.

A scatenare i sospetti una transazione del 9 giugno, con lo spostamento del 40% della fornitura di DADDY nel portafoglio di Andrew Tate. Operazione avvenuta poco prima che iniziasse a promuovere la moneta sulle sue piattaforme di social media.

I dati on-chain di Bubblemaps rivelano che 11 wallet, finanziati simultaneamente tramite Binance con importi quasi identici, hanno acquistato il 20% di DADDY il 9 giugno, prima dell’annuncio ufficiale del progetto. Wallet che ora detengono collettivamente circa il 19% dell’offerta totale, per un valore di 30 milioni di dollari.

L’azienda ha suggerito che i portafogli collegati appartengono potenzialmente allo stesso gruppo. Al tempo stesso, ha dovuto ammettere: “Dato che sono finanziati tramite Binance, non possiamo confermare al 100% che appartengano allo stesso gruppo. Tuttavia, i tempi e gli importi suggeriscono con forza che sia così”.

Bubblemaps ha inoltre scoperto l’acquisizione del 10% della fornitura di DADDY da parte di altri due investitori, collegati da un wallet. Anche in questo caso l’operazione, per un importo complessivo pari a 16 milioni di dollari, è avvenuta prima che Tate iniziasse le sue attività promozionali.

Il dibattito e la risposta di Tate

Bubblemaps ha anche messo in guardia gli investitori. Ha infatti ricordato che la vendita dei token messi da parte e non sottoposti a burning, potrebbe impattare con forza sulla liquidità delle due meme coin. Si tratta, soltanto nel caso di DADDY, del 40% dell’offerta totale.

Le accuse in questione, hanno naturalmente acceso il dibattito all’interno della comunità crypto, come è facilmente immaginabile. Se alcuni ritengono normale quanto accaduto, altri non hanno esitato a stigmatizzare pratiche così opache e potenzialmente dannose per i trader.

Andrew Tate ha dal canto suo reagito con noncuranza alle critiche. In particolare, ha affermato: “Non venderò mai ciò che è stato inviato al mio portafoglio, lo brucerò e lo comprerò solo.” Nessun chiarimento, quindi, su quanto accaduto.