L’Ungheria di Viktor Orban è stata più volte criticata per una serie di restrizioni ai diritti umani, alle pratiche democratiche e per la gestione dell’immigrazione e del diritto d’asilo. La Corte di giustizia dell’UE ha condannato il paese a pagare una multa di 200 milioni di euro per non aver preso le misure necessarie “per l’esecuzione della sentenza del 2020 riguardante l’accesso alla procedura di protezione internazionale”.

La Corte di Giustizia dell’UE condanna l’Ungheria ad una multa di 200 milioni di euro per la sua politica d’asilo

Una sentenza della massima corte dell’Unione Europea del 13 giugno 2024 ha stabilito che l’Ungheria dovrà pagare 200 milioni di euro per non aver modificato la sua politica in materia di asilo e immigrazione per portarla in linea con una sentenza del 2020. Il paese dovrà versare un milione di euro per ogni giorno di ritardo senza attuare un cambio di rotta.

Secondo la Corte, Budapest ha “deliberatamente” ignorato la politica di asilo dell’Unione. Ha osservato che ciò costituisce una “violazione senza precedenti ed estremamente grave del diritto europeo” e rappresenta una minaccia per l’integrità del diritto dell’UE, nonché per “il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri”.

Il premier ungherese ha criticato la sentenza con un post su X, definendola “scandalosa e inaccettabile“:

Sembra che per i burocrati di Bruxelles i migranti illegali siano più importanti dei loro stessi cittadini europei.

La politica di immigrazione in Ungheria

Durante la crisi europea dei migranti, che ha avuto inizio nel 2013 e si è intensificata nei due anni successivi, i paesi di Visegrad, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, hanno rafforzato i propri confini con soldati e polizia per respingere il flusso migratorio. Questi paesi hanno messo in atto politiche anti-immigrazione e hanno costruito barriere ai confini.

Budapest sta attuando una linea dura sul tema dell’immigrazione, in particolare dal 2015, quando la guerra in Siria ha causato un maggiore flusso di migranti nell’UE. La Commissione europea ha portato l’Ungheria davanti alla Corte con l’accusa di aver limitato l’accesso dei migranti alle procedure di asilo e di aver tenuto queste persone nelle zone di transito, negando loro il diritto di rimanere nel paese mentre il loro diritto d’asilo veniva valutato dalle autorità. Nella sentenza del dicembre 2020, la Corte di giustizia europea ha stabilito che l’Ungheria non aveva attuato le norme dell’UE riguardanti le domande di asilo e il rimpatrio dei migranti.

Il mancato rispetto della sentenza del 2020 ha portato la Commissione a presentare un ulteriore ricorso per far rispettare le norme dell’Ungheria. In base alle procedure comuni di asilo dell’UE, le persone possono richiedere protezione internazionale se temono per la loro sicurezza nel paese d’origine o se subiscono persecuzioni a causa della loro razza, etnia, genere, religione o altre forme di discriminazione.