Era già certo della medaglia d’oro, dopo aver saltato 2,31, ma Gianmarco Tamberi non si è voluto accontentare. Ha alzato l’asticella, superando i 2,34 di slancio, e ha fatto esplodere l’Olimpico quando è arrivato a 2,37. Ha eguagliato sè stesso, raggiungendo la stessa altezza che gli ha regalato la soddisfazione più bella, l’oro olimpico del 2021, stabilendo il nuovo record dei campionati europei. Con queste premesse, ora si prepara per quella che sarà, come già annunciato, la sua ultima olimpiade. Per commentare i risultati degli Europei di Atletica 2024 e soprattutto la medaglia d’oro conquistata da Tamberi, Silvano Chesani, altista che si è allenato anche con Gimbo, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Europei di Atletica 2024, Tamberi è oro: Chesani a Tag24

Gianmarco Tamberi vola più in alto di quanto chiunque potesse pensare e conquista la medaglia d’oro, agli Europei di Atletica di Roma, facendo esplodere di gioia tutto lo stadio Olimpico. Il marchigiano si conferma campione d’Europa e il suo ultimo salto è una meraviglia. Questo è il biglietto da visita con cui si presenterà alle Olimpiadi di Parigi, a cui arriva da portabandiera e col titolo più importante da difendere. Per commentare i risultati degli Europei di Atletica 2024 e soprattutto la medaglia d’oro conquistata da Tamberi, Silvano Chesani, altista italiano, vincitore della medaglia d’argento sia ai Giochi del Mediterraneo di Mersin nel 2013, che agli Europei indoor di Praga nel 2015 e di quattro titoli assoluti, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Gianmarco Tamberi conquista meravigliosamente l’oro nel salto in alto, una medaglia che era prevedibile?

“Che lui potesse vincere la medaglia d’oro, era abbastanza prevedibile. Le aspettative erano altissime e, sulla carta, non c’erano avversari del suo stesso livello. La prestazione per vincere era quella che tutti si aspettavano, ma a sorprendere è stato il modo in cui ha saltato. Si tratta della prima gara stagionale vera, anche perché in qualificazione ha fatto solo un salto, e lui ha dimostrato di star bene sia fisicamente che mentalmente. In questi mesi ha fatto un grandissimo lavoro, anche se tecnicamente mi è sembrato ancora un po’ indietro. Aveva bisogno di qualcosa in più e come sempre lui si risveglia quando le cose iniziano ad andare bene. Ha fatto i salti a 2,34 e a 2,37 che sono stati pura magia”.

A un certo punto sembrava che fosse in difficoltà, hai pensato che potesse non farcela?

“Quasi sempre lui, quando si trova spalle al muro, riesce a tirar fuori quel qualcosa di più. A 2,29, Al terzo tentativo, c’è stato anche un pizzico di fortuna perché l’asticella ha ballato un po’, ma è rimasta lì. A quel punto ha dimostrato ancora il suo valore e nel salto successivo ha aggiunto i due passi di rincorsa, come fa solitamente. I primi salti li aveva fatti con una rincorsa ridotta, per cercare di costruire qualcosa in vista di Parigi, e cercare di recuperare anche sull’aspetto tecnico. Aveva deciso di gareggiare con i 9 passi per fare il giusto rodaggio e poi dopo aver vinto, sarebbe arrivato a 11. Visto il salto di 2,29, ha deciso però di cambiare subito e si è vista la differenza. Ha acquisito scioltezza, perché quella rincorsa la sente più sua”.

Personaggio particolare, le sue esultanze non sempre piacciono agli appassionati. Qualcuno dice che esagera, qualcun altro lo definisce un clown, altri invece si esaltano. Tu cosa ne pensi?

“Le polemiche sono la base di un fenomeno. Ricordate Valentino Rossi? Quando ha iniziato con le sue gag post gara, non era ben visto, e poi sono diventate un rito del motomondiale. Anche questo è un cambiamento importante, perché lui va in controtendenza rispetto a quella che è l’atletica leggera, che è sempre stata la regina degli sport, vista da tutti come una cosa molto seria. Questo tipo di esultanza e il suo modo di giocare, anche in pedana, non piacciono a tutti. Secondo me però viviamo in un mondo in cui queste cose attirano più gente e tanti giovani. Aumentare il bacino d’utenza, è proprio ciò che dovrebbe fare lo sport, perché insegna tantissimo e ti concede dei valori che ti porti nella vita”.

Quindi paradossalmente, con queste esultanze sta facendo del bene a tutto il movimento?

“Io credo che sia davvero importante, a prescindere da tutto. La cosa fondamentale è che lui è così, non è un personaggio costruito. Se lo si conosce fuori dall’ambiente sportivo, non cambia di una virgola e la verità è questa. Era un personaggio anche prima di essere così forte. La prima volta che ha fatto la mezza barba, aveva addirittura fatto metà capelli, con la differenza che saltava 2,15. Era un buon saltatore, ma nulla di fenomenale. Mi sono allenato e ho saltato con lui, vi garantisco che è proprio così. Io sono diametralmente opposto, molto più composto, ma capisco che queste cose a lui piacciono e soprattutto che le fa essendo se stesso”.

Ora siamo già proiettati verso Parigi. Che cosa dobbiamo aspettarci alle Olimpiadi?

“A Parigi sarà una gara molto più complicata, anche dal punto di vista nervoso. L’avvicinamento non è mai semplice e l’avversario principale sarà quello con cui Gimbo ha condiviso loro a Tokyo, quindi Barshim. Ma ci sarà anche l’americano Harrison, che è veramente forte, e poi probabilmente ci saranno un paio di outsider che ogni anno possono venir fuori. Anche prima di Tokyo sembrava che fosse una gara a due o a tre, mentre invece è venuta fuori la finale più alta di sempre. La medaglia è arrivata a 2,37, con qualcosa di pauroso e impensabile. Credo che sarà più o meno su quei livelli e la cosa più bella è che Gianmarco ha dimostrato più volte che, quando c’è da lottare in pedana, lui è il più forte che c’è in circolazione”.

Tamberi ha già annunciato che questa sarà la sua ultima Olimpiade, ma dietro di lui ci sono tanti ragazzi giovani che stanno crescendo. Che momento è per il movimento?

“Per il movimento atletica credo che sia il momento più florido di sempre. Abbiamo tante frecce e delle punte straordinarie. Più ci sono possibilità di allargare la base e più ci sono possibilità di arrivare a una punta solida e forte. Tamberi è un fenomeno ed è all’apice, ma anche dietro c’è tanto fermento e questi Europei ne sono la dimostrazione. Sono stati la trasferta migliore di sempre, con 24 medaglie e 11 ori. Si tratta di qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa. Sull’onda di Tokyo invece hanno dimostrato che si può vincere e che si può fare anche a livello internazionale. Credo che questo farà la differenza anche per il futuro”.