Ha destato grande clamore negli ultimi giorni la vicenda accaduta al Liceo Visconti di Roma in cui un gruppo di maturandi ha affisso una lista di ragazze con le quali avevano avuto delle intimità, esponendole pubblicamente come fossero dei trofei.

Il fatto ha aperto degli interrogativi che mi sono stati posti da Livia Ventimiglia e Simone Lijoi nella loro trasmissione, “AAA cercasi stabilità”, in onda su Radio Cusano Campus.

Cosa ne pensa dell’affissione della lista delle “ragazze trofeo” del Liceo Visconti? Ritiene corretti i provvedimenti presi nei confronti degli autori ossia il sei in condotta ed i sei giorni di attività con il telefono rosa?

La lista delle ragazze “trofeo” affissa al Visconti

Indubbiamente quello del Visconti è un episodio molto grave, che dà ragione dell’allarme che rappresento da anni, anche col vostro aiuto, circa l’incremento della tossicità nelle relazioni tra giovanissimi alla cui base vi sono stereotipi di genere di derivazione patriarcale, cui aderisce quasi il 50% della popolazione adulta e che le ricerche hanno dimostrato essere stati trasmessi ai ragazzi attraverso il cattivo esempio ed una pessima educazione.

A questa situazione vanno imputati l’abbassamento dell’età in cui viene agita la violenza di genere e l’incremento dei casi, come mostra lo spaventoso dato di una recente ricerca di Save the Children per cui più di un adolescente su due lamenta di aver subìto comportamenti lesivi e violenti nelle relazioni sentimentali.

Circa i provvedimenti disciplinari adottati dal Visconti, ritengo che la mitezza del sei in condotta che influirà solo sul voto all’esame di maturità degli autori del fatto, andasse controbilanciata dalla durata del percorso educativo curato dal telefono rosa perché i sei giorni previsti sono chiaramente insufficienti mentre attività più a lungo termine sarebbero state maggiormente opportune ed incisive.

Educazione sentimentale a scuola

L’educazione sessuale e sentimentale nel Liceo, come promosso dalla direzione didattica, è una buona idea?

Qualunque intervento venga promosso in tal senso nelle scuole è auspicabile e provvidenziale, il punto è che disporlo solo al liceo risulta tardivo, perché i ragazzi hanno già maturato e consolidato credenze, convinzioni e modalità relazionali che, se disfunzionali, risultano complesse da modificare, mentre andrebbero più utilmente prevenute o se presenti intercettate precocemente, elaborandole e ristrutturandole, già dalla prima infanzia.

La vicenda accaduta al Visconti ha colpito anche perché è accaduta in un Liceo dell’alta borghesia romana mentre spesso si associa la violenza di genere a contesti economicamente e culturalmente depressi. Si tratta di una eccezione, di un caso isolato?

 Non si tratta di una eccezione, la discriminazione come la violenza di genere sono molto diffuse nel nostro Paese e risultano trasversali al censo, alla provenienza sociale, geografica, alle classi di età e, se nel Liceo alto-borghese romano hanno assunto la forma della lista delle “ragazze trofeo”, in ambienti più popolari declinano in quell’accezione non meno oggettificante ed avvilente di “proprietà privata” del cosiddetto malessere, figura che spopola sui social.

Il malessere é il fidanzato possessivo e geloso, idealizzato dalle ragazzine, che dice alla partner come si deve vestire, se e con chi possa o meno uscire, che le controlla il cellulare e la vita intera, mentre entra ed esce a piacere dalla sua, comportandosi come crede, perché per lui non esiste limitazione, proprio in quanto appartenente al genere maschile.

Si è venuta dunque a determinare una pericolosa romanticizzazione della disparità di genere e di comportamenti tossici che configurano veri e propri abusi non infrequentemente anticipatori di una escalation violenta che può condurre all’atto estremo e tragico del femminicidio, come ci mostra da tempo la cronaca.

Per questo la scommessa di un reale cambiamento si gioca nell’educazione, sentimentale e alla parità di genere, fin dalla scuola primaria, ma sarebbe ancora più opportuno agire correttamente aiutando i genitori con corsi dedicati prima ancora della nascita dei figli, perché come sottolineo sempre, non c’è migliore forma di educazione dell’esempio, infatti un bambino impara come ci si rapporta ad una bambina osservando come il padre tratta sua madre e viceversa.

Non solo, l’intervento sui genitori è sempre più urgente in considerazione del diffuso abbandono della mission educativa che viene demandata troppo spesso all’esterno del nucleo familiare. Ciò con la conseguenza di crescere ragazzi spesso curati nell’apparenza ma sprovvisti del senso del bene e del male, del limite, della responsabilità propria e dell’altro nonché dell’empatia.

Non deve stupire poi se persino al termine di un corso di studi che dovrebbe veder germogliare, se non fiorire, i semi di un pensiero ricco, plurale ed aperto che al contempo tocca il cuore e promuove l’uguaglianza, la vicinanza rispettosa, la collaborazione e la connessione con l’altro che un gruppo di ragazzi rediga ed affigga, senza trovarci nulla di grave, una lista di coetanee con cui ha avuto le prime esperienze di intimità in modo da esporle come trofei, deumanizzandole, riducendole a cose.

Il mio pensiero più affettuoso va alle ragazze tutte, che dovrebbero poter crescere e maturare scoprendo la poesia, l’indicibile bellezza dell’amore e la naturalezza della sessualità mentre rischiano, invece, di inciampare quotidianamente nell’oggettificazione, nella manipolazione finalizzata al consumismo relazionale e sessuale con umiliazione pubblica annessa, ma anche in quella tragica falsificazione che spaccia per amore l’asservimento, la possessività e l’abuso quale è, ad esempio, la narrazione del malessere.

Dr.ssa Alexia Di Filippo – Psicologa e Psicoterapeuta