Il clima, in Parlamento, resta rovente dopo la rissa di ieri. A elevare ancora di più il livello dello scontro, sono state le dichiarazioni del vicesegretario della Lega Andrea Crippa secondo le quali cantare Bella Ciao sarebbe peggio che fare il segno della X per indicare, vannaccianamente, la Decima Mas, la flottiglia che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si mise a combattere per i Repubblichini di Salò. Oggi, 13 giugno 2024, in Parlamento, mentre all’ordine del giorno ci sono le riforme del premierato (al Senato) e dell’autonomia differenziata (alla Camera), lo scontro si è riacceso proprio su questi temi e, dai banchi delle opposizioni, si è levato il coro dell’inno per eccellenza della Resistenza antifascista italiana mentre altri parlamentari urlavano verso i banchi della maggioranza “Fuori i fascisti dal Parlamento”.
Rissa in Parlamento, le opposizioni in coro cantano Bella Ciao
Ma perché le opposizioni si sono messe a cantare in coro Bella Ciao? Il motivo è da rintracciare in questa dichiarazione del vicesegretario della Lega Andrea Crippa:
“Se, secondo me, il gesto della Decima è un gestaccio? Per me è più un gestaccio cantare ‘Bella Ciao’ perché il comunismo ha portato a milioni di morti. Purtroppo, in questo Parlamento, esistono ancora i comunisti”
Le parole di Riccardo Ricciardi (Movimento Cinque Stelle)
Appena le agenzie hanno battuto la dichiarazione di Crippa, in Aula, si è accesa la bagarre. E’ stato il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Riccardo Ricciardi a citarle e a commentarle, quando gli è stata data la parola, così:
“Dire che cantare Bella Ciao è peggio che fare il segno della Decima Mas è una roba che non sta nè in cielo nè in terra”
A quel punto, il clima si è fatto ancor più infuocato. Le opposizioni, rivolte ai banchi della maggioranza, prima hanno scandito il coro: “Fuori. fuori!”. E poi hanno intonato “Bella Ciao”. Qualcuno, sempre dai banchi dei Cinque Stelle, ha poi ripreso il Tricolore, come quello utilizzato ieri dal deputato pentastellato Donno per protestare contro l’autonomia differenziata.