La Securities and Exchange Commission (SEC) ha annunciato che Terraform Labs e il suo ex CEO Do Kwon hanno accettato di pagare circa 4,5 miliardi di dollari come parte di una transazione tesa a risolvere, almeno dal punto di vista finanziario, il crac di Terra (LUNA). I documenti al proposito sarebbero stati depositati nella giornata di ieri.

Si tratta però soltanto di una piccola parte delle risorse inghiottite nel fallimento della stablecoin, risalente al 2022. Una vicenda caratterizzata dalla frode, come è del resto stato riconosciuto da una giuria di Manhattan, nel corso del mese passato.

Terra: Terraform Labs e Do Kwon verseranno 4,5 miliardi di dollari alla SEC

Terraform Labs e Do Kwon, il fondatore della stablecoin Terra, verseranno 4,5 miliardi di dollari alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. I documenti relativi all’accordo transattivo tra le parti sono stati depositati nella giornata di ieri.

L’accordo conseguito prevede che oltre ai 4,5 miliardi di dollari, Do Kwon e Terraform Labs pagheranno anche 420 milioni di dollari sotto forma di sanzione civile. Inoltre, non potranno più impegnarsi, da ora in avanti, nelle transazioni di titoli in criptovaluta.

Come al solito, in questi casi, occorre cercare di capire se si tratti del classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Occorre infatti sottolineare che nel clamoroso fallimento della stablecoin Terra (LUNA), siano scomparsi non meno di 40 miliardi di dollari. Tanto valeva la creazione di Do Kwon al momento in cui perse il suo ancoraggio, senza più riuscire a recuperarlo.

Nelle pieghe del processo andato in scena a Manhattan, è stato peraltro appurato come sia il CEO che la società da lui guidata abbiano messo in pratica una serie di manovre, tese a ingannare gli investitori, prima che avvenisse il crollo. Il processo in sede civile è andato in scena senza la presenza di Do Kwon, per il quale si attende ancora l’epilogo della vicenda collegata alla sua estradizione.

Do Kwon dovrà affrontare la giustizia sudcoreana o quella statunitense?

L’imprenditore sudcoreano, infatti, è ancora in attesa di conoscere la sua prossima destinazione. Ancora bloccato in Montenegro, la parte dell’accordo sottoscritto con l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi prevede il versamento, da parte sua, di 204 milioni di dollari. Un importo che, a detta della stessa agenzia, dovrebbe inviare un “inconfondibile messaggio deterrente”. La somma in questione, infatti, rappresenta quasi tutto il risarcimento richiesto contro Kwon per la sua cattiva condotta.

I fondi verrebbero trasferiti da Kwon alla massa fallimentare di Terraform Labs, in base a quanto concordato. L’accordo deve ancora essere approvato dal giudice Jed Rakoff del tribunale per il distretto meridionale degli Stati Uniti di New York, ma non si prevedono sorprese.

Si tratta dell’ennesima tappa di una questione che è considerata alla base del crypto winter da poco terminato. Il crollo di UST e LUNA nel 2022, infatti, ha scatenato un’ondata di fallimenti, culminando nel crollo di FTX, altro esempio di un modo al minimo opinabile di operare con gli asset digitali.

In particolare, UST è considerato il degno rappresentante di quelle stablecoin algoritmiche indicate come pericolosissime dagli esperti. Il loro ancoraggio non è su base paritaria con asset reali, ma viene mantenuto da un programma informatico. Almeno fino a quando è possibile. Nel caso di UST, e non solo, il legame è presto saltato rivelando le magagne del progetto.

Arrestato in Montenegro, per aver utilizzato un documento falso, Kwon è ora protagonista di una vicenda kafkiana. Stati Uniti e Corea del Sud se lo stanno infatti contendendo per sottoporlo a processo. Nel Paese asiatico, però, non sono poche le vittime che preferirebbero fosse consegnato agli USA, non fidandosi della giustizia locale.