Nei giorni scorsi il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ha dedicato il risultato delle Elezioni Europee a Silvio Berlusconi, il fondatore del partito scomparso un anno fa esatto. Oggi la politica si è fermata per ricordare la sua figura. Una figura complessa, a tratti controversa, ma che ha indubbiamente lasciato un segno profondo nella società e nella storia del paese.

L’ex senatore Francesco Giro, tra le persone più vicine al Cavaliere, traccia in esclusiva a Tag24.it un ritratto personale di Silvio Berlusconi amico e uomo, prima che politico.

D: Oggi è un anno dalla scomparsa del Presidente Silvio Berlusconi. Qual è il suo ricordo di Berlusconi amico?

R: Ho collaborato con Berlusconi per quasi 30 anni, quindici dei quali passati a Palazzo Grazioli a due passi dal suo studio e conservo il ricordo di un uomo serio, rigoroso e impegnato nella sua impresa politica, altrimenti non si spiegherebbe la durata del suo progetto che va ben al di là della sua scomparsa. Noi lo ricordiamo dopo un anno e la nostalgia è tanta, quindi, vuol dire che il segno lasciato da questo leader è stato un segno profondo.

“Il suo capolavoro politico? Essere riuscito dove De Gasperi non riuscì, a realizzare il bipolarismo in Italia.”

Un segno profondo, che secondo l’ex senatore Francesco Giro si concretizza anche in quello che lui definisce il capolavoro politico di Berlusconi: essere riuscito a realizzare il bipolarismo politico in Italia.

“Berlusconi è sceso in campo nel ’94 ha realizzato il bipolarismo politico in Italia esattamente 40 anni dopo la scomparsa di Alcide De Gasperi che aveva tentato di creare il bipolarismo. Ce l’ha fatta Berlusconi quarant’anni dopo. Un grande capolavoro politico.”

Giro: “Mi ha cambiato la vita. La sua è stata una chiamata, mi disse: devi lasciare tutto e seguirmi”

D: Ricorda la prima volta che ha incontrato il Presidente?

R: Certo, l’ho incontrato ad Arcore dove mi portò un comune amico che gli disse: “Francesco scrive bene, è una penna fatata”. Berlusconi mi chiamò dopo una settimana a Palazzo Grazioli, dove c’erano ancora gli operai che stavano facendo i lavori, e mi disse: “Vuoi lavorare con me, visto che sei una buona penna, io ho bisogno di ragazzi in gamba” e mi ha cambiato la vita. Però, mi disse anche: “devi lasciare tutto e devi seguirmi.” Fu proprio come una chiamata. Era la fine del ’94 e da lì è iniziato il mio percorso. Devo tutto a questa persona, anche se mi sono impegnato molto.

“La sua scomparsa è stata un trauma. Lo consideravamo invincibile, quasi eterno”

D: Un ricordo di Silvio Berlusconi?

R: Era un uomo buono, generoso e soprattutto un gran lavoratore. Dico sempre che un leader politico si misura sia dal Governo, sia dall’opposizione. Ha fatto opposizione seriamente, con grande senso di responsabilità e correttezza istituzionale. Un grande modello, un grande esempio.

D: Le manca?

R: Sì, per noi la scomparsa è stata un trauma. Sapevamo della malattia, ma, era un leone e lo consideravamo invincibile, quasi eterno. Quando ho ricevuto la notizia, alle ore 9,05 del 12 giugno del 2023 per me è stato un trauma. Devo, però, dire che oggi siamo guidati da un uomo come Antonio Tajani a cui Berlusconi era molto legato, che sta dimostrando tenacia, rigore, serietà e abnegazione. È un uomo tutto d’un pezzo, un uomo per bene che sta dando tutto sé stesso e i risultati stanno arrivando.

D: È stato all’altezza del testimone che gli è stato passato?

R: Sì. Antonio è il figlioccio politico di Berlusconi.  Non ha il carattere di Berlusconi, ma è una persona seria e la serietà di Antonio Tajani è la stessa serietà di Berlusconi, fatta di costanza, lavoro e impegno. Berlusconi era un uomo complesso e ho scritto un libro dove ricostruisco il Berlusconi della cultura. Viene fuori un Berlusconi inedito e complesso, pieno di conflitti. Un uomo a tutto tondo.

Francesco Giro: “Berlusconi è morto come Berlinguer, è rimasto sul campo fino alla fine”

D: Lei ha avuto modo di sentirlo negli ultimi mesi della sua malattia?

R: Sì, l’ho sentito, come molti di noi. Non faceva trasparire la sofferenza, era un uomo ancora sicuro con forti obiettivi che ci incitava alla militanza. Un uomo carismatico con una forza psico-emotiva notevolissima fino alla fine. Ieri abbiamo ricordato la morte e la scomparsa di Enrico Berlinguer. Berlusconi è morto come è morto Berlinguer, è rimasto sul campo fino alla fine: Berlinguer è morto sul palco di un comizio mentre Berlusconi ha fatto due collegamenti dall’ospedale per le regionali, ha scritto quelle quattro pagine di testamento politico. Sono uomini d’altri tempi, erano un’altra generazione che non hanno mai mollato e hanno lasciato un segno profondo.

Giro: “Berlusconi era l’uomo del domani. L’uomo de ‘già non ancora’ perché guardava sempre avanti e vedeva le cose prima degli altri”

D: Lei è stato una delle persone più vicine a Berlusconi, secondo lei c’è stato qualcuno il cui tradimento l’ho ha particolarmente deluso?

R: Le posso fare un nome, Angelino Alfano, la storia la conosciamo tutti, però, Berlusconi non ragionava mai in termini di tradimento, non conservava mai rancore perché guardava sempre avanti. È il progetto quello che conta, il futuro. Lui era l’uomo del domani, io scrivo nel libro l’uomo del “già non ancora” di Bloch, cioè lui vedeva le cose prima degli altri e per vederle e realizzarle aveva bisogna di tutti anche di chi lo stava tradendo. “Domani mi darà ragione” diceva.

D: Il segretario Antonio Tajani ha dedicato il successo alle Elezioni Europee a Berlusconi. Siete soddisfatti di come sono andate le elezioni?

R: Un anno fa quando scomparve Berlusconi si vaticinava la fine di Forza Italia, quindi aver raggiunto un risultato vicino alla doppia cifra ed è un grande risultato perché siamo cresciuti rispetto alle Europee di cinque anni fa e alle Politiche. Forza Italia è un partito che c’è e che cresce e penso possa ambire a traguardi migliori. Questo naturalmente è possibile grazie a Berlusconi perché vuol dire che ha lasciato in eredità un progetto politico concreto e un movimento organizzato sul territorio, un partito vero e proprio, ormai un partito rispettato anche dai nostri avversari. Poi si vedrà, perché come dice Tajani non siamo un ‘partito museo’ ma un partito aperto al futuro.