Donald Trump sembra intenzionato a sfruttare ogni possibile occasione, per attrarre gli indecisi che detengono criptovalute. La sua ultima sortita nel campo dell’innovazione finanziaria è stata dedicata al mining di Bitcoin, altro tema caldo degli ultimi anni, il quale sta tornando in auge proprio per il rinnovato quadro imposto al settore dal quarto halving.

Con il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori, molte aziende del settore si sono trovate in forte difficoltà. Se alcune hanno chiuso, altre stanno invece considerando con sempre più attenzione la questione dei costi, in particolare quelli relativi alla quantità di energia che serve per alimentare i macchinari dedicati all’estrazione dei blocchi.

Un tema che non poteva quindi sfuggire a un Donald Trump costantemente all’attacco, sul tema criptovalutario. Tanto da spingerlo ad affermare che il suo obiettivo è di creare le condizioni affinché tutti i Bitcoin restanti vengano estratti negli Stati Uniti.

Dominare il mining di Bitcoin per nominare il globo a livello energetico

In un recente incontro con gli operatori del settore, il candidato presidenziale repubblicano ha affermato senza mezzi termini di avere come obiettivo l’estrazione di tutti i Bitcoin rimanenti all’interno degli Stati Uniti. Una mossa che, secondo lui, contribuirà al dominio energetico del paese.

All’incontro hanno preso parte molti rappresentanti di importanti aziende minerarie. Tra di loro Salman Khan (Marathon Digital), Matthew Schulz (CleanSpark), Jason Les e Brian Morgenstern di Riot Platforms. Oltre ad Amanda Fabiano, ex responsabile del settore minerario di Galaxy e attuale direttore del settore minerario di Bitcoin presso Fidelity.

A spiegare i suoi concetti è stato l’ultimo post pubblicato dal tycoon sulla piattaforma social Truth, con queste parole: “Il mining di Bitcoin potrebbe essere la nostra ultima linea di difesa contro una CBDC. L’odio di Biden per Bitcoin aiuta solo la Cina, la Russia e la sinistra radicale comunista. Vogliamo che tutti i Bitcoin rimanenti siano MADE IN USA!!! Ci aiuterà a essere ENERGY DOMINANT.” Ovvero dominanti dal punto di vista energetico, anche se non è chiaro il motivo per il quale detenere BTC rafforzerebbe la posizione energetica degli USA.

Per capire meglio l’ultima sparata di Trump, occorre a questo punto sottolineare come la quota statunitense in termini di hash rate veda attualmente il Paese nordamericano attestarsi al 38%, contro il 21% della Cina e il 13,3% del Kazakistan. I dati sono di Chain Bulletin e il candidato repubblicano vorrebbe modificarli a vantaggio del suo Paese.

Trump continua a spingere sulle criptovalute

Le parole a volte avventate di Trump in tema di criptovalute, evidenziano come il miliardario, nel suo tentativo di tornare alla Casa Bianca, sia intenzionato a sfruttare metodicamente il tema dell’innovazione finanziaria. Un settore a lungo osteggiato, ma che ora potrebbe fare la differenza nella corsa alla presidenza.

Se un tempo Trump detestava Bitcoin, ora se ne professa convinto assertore. Tanto da affermare la necessità di coesistenza tra BTC e dollaro. Un entusiasmo da neofita che lo spinge ad affermazioni spesso sopra le righe, le quali sembrano più derivanti da motivazioni tattiche che da una vera conoscenza del tema.

Un nuovo atteggiamento che ha trovato sponda in una industria, quella delle criptovalute, che necessita di sponde istituzionali. La serrata offensiva scatenata dalla SEC targata Gary Gensler, infatti, sta producendo notevoli danni a un gran numero di aziende. In particolare quelle che si sono viste recapitare un avviso Wells dall’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi.

Con Trump cambierà l’atteggiamento istituzionale verso Bitcoin e Altcoin?

Nel corso delle ultime settimane, l’offensiva pro-criptovalute di Trump ha acquistato una sempre maggiore velocità. Sino a promettere la liberazione di Ross Ulbricht, il controverso creatore di Silk Road, fiorente mercato del Dark Web su cui avvenivano traffici di stupefacenti, armi ed esseri umani, prima della chiusura da parte delle forze dell’ordine.

Cui hanno fatto seguito accuse sempre più violente contro quella parte democratica risolutamente avversa all’innovazione finanziaria. Una parte simboleggiata da Elizabeth Warren, dalla quale ha promesso di difendere il diritto all’autocustodia dei detentori di asset digitali.

Non tralasciando neanche il tema di una CBDC (Central bank Digital Currency) a stelle e strisce. Per la quale ha affermato la sua assoluta contrarietà, ravvisando nella stessa un mezzo di controllo sui cittadini.

Gli ultimi sondaggi pubblicati vedono il candidato repubblicano in leggero vantaggio su Biden. La distanza tra i due è al momento inferiore al punto percentuale, non dando di conseguenza alcuna certezza a nessuno. Mentre è abbastanza sorprendente il 9,1% che gratifica un altro candidato pro-crypto, quel Robert F. Kennedy Jr. che si presenta come indipendente.