Goethe ha scritto: “Vedi Napoli e poi muori“, tali erano e sono le bellezze della città incastonata nel golfo del mar Tirreno che prende il nome. Purtroppo, però, il capoluogo campano porta su di sé l’ombra della camorra. Stamattina, 12 giugno 2024, un nuovo blitz anticamorra dei carabinieri, coordinati dalla Dda, hanno eseguito con successo 11 arresti e diversi sequestri di beni.

Nel mirino delle forze dell’ordine il Clan Contini, che spadroneggiava nei quartieri di San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia. Ma le affiliazioni si ramificavano in tutta la città, grazie Alleanza di Secondigliano, con la quale teneva nel pugno l’ospedale San Giovanni Bosco.

Blitz dei carabinieri: 11 arresti nel Clan Contini di Napoli. Borrelli (AVS): “La camorra va sempre denunciata”

Proprio l’ospedale, però, è finito sotto la lente degli inquirenti già qualche anno fa. Più precisamente nel 2019, quando – secondo le ricostruzioni durante le indagini – una delle ambulanze è stata “noleggiata” come mezzo di trasporto per portare alcuni influencer e tiktoker celebri nel panorama partenopeo all’inaugurazione di un negozio di abbigliamento.

Una trovata di marketing costata all’autore del progetto, probabilmente lo stesso proprietario del negozio. Allora, infatti, l’utilizzo dell’ambulanza è stato punito con una sanzione amministrativa, poi, regolarmente pagata.

Il primo ad aver denunciato pubblicamente l’episodio è stato il deputato di AVS Francesco Emilio Borrelli, che sul suo profilo Instagram ha scritto:

[…] Anche grazie alle nostre denunce fu liberato il parcheggio, gestito da uomini legati al clan, così come furono sequestrati il bar e la pizzeria presenti nell’ospedale, attività aperte e gestite dei Contini con società che avevano interdittive antimafia. Senza contare i distributori automatici installati e gestiti da un tal “Gennaro“, riconducibile sempre al clan. […] Le nostre denunce contribuirono a ripulire l’ospedale dal clan. È quello che è accaduto. La nostra denuncia sull’ambulanza ha evidenziato ancora una volta i legami tra i Contini e comparti della sanità. Ora è davvero finita o c’è dell’altro? Rinnoviamo l’invito a non abbassare la guardia, noi vigileremo. La camorra ha le mani dappertutto e va sempre denunciata

Francesco Ciotola: “Ero un ospite, non avevo idea che dietro ci fosse un clan camorristi”

La vicenda dell’ambulanza ha particolarmente scioccato l’opinione pubblica, tanto che sotto al video erano centinaia i commenti indignati per la trovata pubblicitaria. Purtroppo, sfortunati partecipanti dell’evento – come anticipato – alcuni noti influencer.

I content creator si sono trovati, infatti, a fare da testimonial all’inaugurazione, invitati come ospiti e volti per la gioia dei fan. Fra questi, Rita De Crescenzo, conosciutissima per il tormentone “Ma te vulisse fa na gara e ballo?” e Francesco Ciotola, barbiere di lunga esperienza e famoso per i suoi seguitissimi TikTok.

In quell’occasione io avrei dovuto solamente fare la mia comparsa in quel negozio. L’ambulanza è stata affittata gli organizzatori dell’evento

Ha raccontato Ciotola ai giornalisti di TAG24, spiegando che:

Sono arrivato a un evento che aveva tutti i diritti in regola per essere fatto. L’ambulanza era solo un mezzo per richiamare l’attenzione, tant’è che noi abbiamo anche la fattura del noleggio. Poi, era anche una questione di sicurezza perché c’erano tante persone. C’era anche Rita De Crescenzo. Comunque, l’ambulanza stava fuori dal negozio, a 20 metri, quindi abbiamo percorso sul mezzo pochissima strada. Il titolare ha avuto la magica idea di mettere l’abbigliamento all’interno del veicolo e far scendere i ragazzi con i sacchetti”

L’influencer, infatti, ha ricordato che tutto il mezzo era stato decorato e addobbato con le insegne del negozio e i manifesti dedicati. E aggiunge:

Mi hanno invitato come ospite, non avevo assolutamente idea che fosse legato a clan camorristi

Ciotola: “Cerco di trasmettere amore, ma ognuno della propria vita fa ciò che vuole”

Il blitz di questa mattina ha permesso di muovere i primi passi nello smantellamento dell’influenza della mafia a Napoli, demolendo piano piano il potere della camorra. Dell’operazione degli agenti delle forze dell’ordine e della vita dedita all’illegalità, il TikToker ha detto:

Della propria vita ognuno può fare ciò che vuole. Non sono Dio per poter giudicare gli altri. Ognuno è libero di fare il proprio percorso, poi ci sarà una legge divina che deciderà se mandare all’Inferno o in Paradiso. L’importante è che ognuno sia cosciente di ciò che fa: se si fa del bene, con il tempo, si riceverà del bene; chi fa del male riceverà il male con gli interessi. Io sono uno streamer di TikTok, ma sono uno scugnizzo, vengo dalla strada. Napoli è sempre stata una città malfamata, una città dimenticata dallo Stato: ci hanno dato la possibilità di farci i nostri comodi. Non bisogna sempre dare colpa a chi vive a Napoli e magari fa delle cose sbagliate, perché ci hanno trascurato

E aggiunge:

Io nell’indagine di oggi non c’entro assolutamente nulla, quindi non sono per nulla preoccupato. Non mi riguardano minimamente queste cose. Non ho mai commesso reati. Anzi, per la questione dell’ambulanza, l’unica sanzione è stata di tipo amministrativo e l’unico a pagare la multa di 38 euro è stato chi la conduceva, penso il proprietario. Ho pure incontrato Francesco Emilio Borrelli, che, all’inizio, mi ha attaccato. Poi, dopo, capendo la vicendo e come è andata la situazione ci siamo chiariti. Purtroppo, la gente parla per sentito dire, ma mai per certo: io prima di parlare, oggi, mi vado a informare”

Un coinvolgimento sfortunato, quello di Francesco Ciotola, che si è ritrovato sommerso di commenti negativi e attacchi, pur se totalmente estraneo alla vicenda di cronaca di oggi:

Sui social ho creato un profumo, faccio il parrucchiere da 20 anni, sono nato per strada perché mio padre era uno scugnizzo. Ma poi la mia strada è stata totalmente diversa: mi sono diplomato, ho fatto il mio percorso e cerco di trasmettere amore sui social. Sono anche ironico – lo ammetto -, ma dico sempre cose belle delle persone. Scoprire che dietro a un evento a cui ho partecipato ci fosse un clan mafioso mi fa dispiacere. Ne sono mortificato”