In una famosa serie televisiva l’attore Michael C. Hall interpreta il ruolo di un tecnico della polizia scientifica che presto si riscopre serial killer: il suo nome, Dexter, tornerà in mente a molti scoprendo il caso di Harold Shipman, ribattezzato dalla stampa britannica “il dottor morte”.

Il caso di Harold Shipman

L’infanzia e l’adolescenza

Harold Frederick Shipman nasce nel 1946 a Nottinghamshire da una famiglia di umili origini: la madre,  Vera, è casalinga; il padre, Harold, camionista. Nel corso dell’infanzia ha un andamento scolastico nella media: non eccelle, insomma. E ha pochi amici.

L’unico campo in cui riesce a distinguersi è  quello sportivo: non è un caso che, una volta arrivato al liceo, venga scelto come vicecapitano della squadra di rugby. Sembra aver trovato, finalmente, il suo posto nel mondo, quando un evento arriva a sconvolgere la sua vita.

La perdita della madre e la decisione di diventare medico

A 17 anni scopre che la madre ha un tumore ai polmoni. Trascorre al suo capezzale tutto il tempo che può, capendo presto che le uniche parentesi di sollievo che prova sono date dalla morfina che un dottore le inietta. Il 21 giugno del 1963 la donna muore.

Harold, dopo aver elaborato il lutto, promette a sé stesso che diventerà medico. Supera il test d’ingresso all’università nel 1965 dopo un primo fallimento. Nello stesso anno incontra l’amore della sua vita, Primrose Oxtoby: nel 1966 si sposano e lei dà alla luce un bambino.

Cinque anni di studio e qualche tirocinio dopo Shipman viene abilitato alla professione, si specializza in pediatria, ostetricia e ginecologia e inizia ad esercitare. Nel 1975 miete la sua prima vittima, Ava Lyons, iniettandole una dose letale a base di diamorfina diluita.

Le vittime

Si scopre, in quegli anni, che fa largo uso di farmaci. Messo alle strette, confessa di procurarseli utilizzando il nome di pazienti morenti e viene momentaneamente sospeso dall’ordine. Dopo un periodo trascorso a disintossicarsi torna ad esercitare e, mentre lavora, continua ad uccidere, soprattutto gli anziani.

Nessuno sospetta di lui: quando apre un ambulatorio privato, qualche anno dopo, in tremila si registrano. Poi, nel 1997, all’improvviso qualcosa cambia. L’impresario di pompe funebri Frank Massey inizia a sospettare di lui: non gli va a genio il fatto che gli mandi sempre più salme.

L’arresto e la condanna

La vera e propria svolta arriva l’anno successivo: dopo una serie di improvvise morti tra i pazienti del medico, gli inquirenti – su richiesta dei familiari – decidono di riesumare la salma di Kathleen Grundy, morta qualche mese prima, scoprendo che le era stata iniettata della diamorfina.

Leggendo i suoi diari si scopre che Shipman aveva prestato interesse alla sua eredità. Il 7 settembre del 1998 il medico, ormai fortemente indiziato, viene tratto in arresto per tre omicidi. Quando finisce a processo, nel mese di ottobre dell’anno successivo, il capo di imputazione è ben peggiore: 15 omicidi.

Il 31 gennaio del 2000 viene riconosciuto colpevole e condannato a 15 ergastoli consecutivi. Secondo le ricostruzioni potrebbe aver mietuto, in totale, 345 vittime. Il 13 gennaio del 2004, alla vigilia del suo 58esimo compleanno, Shipman si è suicidato in carcere.

Ad oggi non si sa cosa l’abbia spinto ad uccidere, quale sia stato, cioè, il suo movente. Ne parleranno il giornalista Fabio Camillacci e Marino D’Amore, sociologo della comunicazione e criminologo all’Unicusano, nella prossima puntata di “Crimini e criminologia”, che andrà in onda su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre) domenica 16 giugno dalle 21.30 alle 23.30. Qui un’altra incredibile storia vera.