In questi giorni viene trasmessa su Rai Uno la miniserie intitolata “Alfredino: Una storia italiana”, che racconta la dolorosa vicenda del bambino di sei anni che nel 1981 ha catturato l’attenzione degli italiani, tenendoli con il fiato sospeso davanti ai televisori. Si tratta di una delle operazioni di salvataggio più complesse della nostra storia recente. Oltre alle già difficili condizioni del piccolo, anche il caldo torrido e l’afa delle campagne romane hanno reso tutto più arduo. La triste storia è purtroppo nota: quella sera il bambino scomparve misteriosamente e fu trovato solo alcune ore dopo intrappolato in un pozzo, da cui sarebbe stato estratto solo un mese più tardi, purtroppo senza vita.
Che malattia aveva Alfredino Rampi?
La prima puntata della fiction si concentra sulle prime fasi di questa drammatica vicenda, dalla scoperta della malattia congenita di Alfredino Rampi, la tetralogia di Fallot, fino alla decisione di tentare un rischioso intervento chirurgico che avrebbe potuto salvarlo o portarlo alla morte. Purtroppo, questa promessa non fu mantenuta, poiché il bambino non sopravvisse abbastanza a lungo per affrontare l’intervento.
Cos’è la Tetralogia di Fallot?
Oltre alla storia struggente di Alfredino, molti spettatori potrebbero chiedersi cosa sia esattamente la tetralogia di Fallot. Si tratta di una patologia cardiaca congenita che colpisce principalmente bambini tra i due e i quattro anni, con un’incidenza di circa un caso ogni 3.600 nati. La condizione di Alfredino Rampi comprendeva quattro anomalie anatomiche concentrate tra i polmoni, il setto interventricolare e il cuore, le quali, combinate insieme, provocavano un insufficiente flusso di sangue ai polmoni e una conseguente carenza di ossigeno al cuore. Questo rendeva il caso di Alfredino estremamente delicato, poiché aveva bisogno di quantità maggiori di ossigeno fresco e pulito rispetto ai suoi coetanei, cosa che era estremamente carente in un pozzo.
Ad oggi non è ancora chiaro cosa causi la tetralogia di Fallot, ma si sa che molti casi sono correlati ad altre sindromi genetiche, come la sindrome di Down, la sindrome di DiGeorge e la fenilchetonuria. Sono stati documentati anche casi associati all’alcolismo materno, alla rosolia, a diverse malattie virali contratte dalla madre durante la gravidanza e all’età avanzata della madre al momento della gestazione. Nonostante i progressi della medicina e della scienza, non esiste ancora una cura definitiva per la tetralogia di Fallot. Le opzioni attuali sono limitate a due: l’intervento chirurgico intracardiaco, teoricamente risolutivo ma estremamente rischioso, o una procedura palliativa che prevede l’applicazione di uno shunt tra cuore e polmone, temporanea ma con un rischio di mortalità inferiore.