Dal debutto di Dogecoin, avvenuto nel corso del 2013, il mercato delle meme coin ha registrato una crescita estremamente significativa, tanto da conseguire una capitalizzazione di mercato totale di 60 miliardi di dollari in questo mese di giugno.

Al momento ben sei di si attestano nella Top 100 di CoinMarketCap, con DOGE a tirare naturalmente il gruppo, dall’alto del suo ottavo posto. Un vero e proprio magic moment, il quale cela però più di un rischio per le comunità che alimentano il fenomeno. Vediamo perché.

Il rapporto di CoinShares sulle meme coin

Solo nel mese di marzo, l’asset class ha attirato ben 13 miliardi di dollari in volumi di scambi spot sui vari scambi. Un dato tale da superare le principali criptovalute blue-chip come Ethereum e Solana. Si tratta però di un dato da prendere con molte precauzioni da parte dei trader. Per non rischiare di bruciarsi le dita.

Il settore, infatti, presenta dei rischi di non poco conto da cui guardarsi. Ad affermarlo è un rapporto stilato dagli analisti di CoinShares, secondo i quali la forte concentrazione di asset tra i possessori di monete meme evidenzia un notevole rischio di manipolazione del mercato e problemi di liquidità.

Occorre ricordare che le balene (whale), detenendo grandi quantità di token sono in grado di avere un impatto estremamente significativo sul prezzo dello stesso. Ogni volta che si muovono, infatti, danno vita a grandi operazioni, causando enorme volatilità. Inoltre, se un numero limitato di indirizzi detiene la maggior parte dei token, possono sorgere problemi di liquidità. Un dato di fatto particolarmente vero nel caso in cui gli stessi indirizzi controllano anche la fornitura di liquidità sugli scambi decentralizzati.

L’elevato coefficiente Gini di circa 0,8 per queste monete meme indica una significativa centralizzazione del possesso di token. Questo indice, rappresenta una metrica fondamentale per riuscire a valutare la distribuzione dei token tra diversi indirizzi. Una centralizzazione tale da comportare rischi di potenziale manipolazione del mercato, obbligando ad una maggiore cautela gli investitori, se vogliono evitare danni.

Secondo gli analisti di CoinShares, il mix tra questi aspetti deve essere valutato con ancora maggiore attenzione nel caso delle meme coin. Cosa che, al contrario, viene spesso sottovalutata proprio per l’apparente giocosità che caratterizza questa particolare nicchia di mercato.

La dominanza di Dogecoin e Shiba Inu sta diminuendo

Lo studio di CoinShares evidenzia anche un altro dato interessante, quello relativo al calo di influenza delle meme coin più longeve. Se DOGE e SHIB continuano ad avere una posizione di comando, il dominio sul resto del gruppo sta diminuendo. A scalfirlo nuove soluzioni come PEPE e i nuovi token lanciati sulla blockchain di Solana. Messe insieme, le nuove meme coin rappresentano più del 50% del volume degli scambi.

Un mutamento del quadro il quale va a riflettere il crescente appeal del settore agli occhi degli investitori. Favorito da fattori come la crescita delle comunità, gli ecosistemi blockchain sempre più fiorenti e il potenziale per rendimenti più elevati.

Altro aspetto preso in considerazione dal rapporto di CoinShares è poi quello relativo all’elevato open interest dei future, che andrebbe a suggerire un aumento degli scambi puramente speculativi. A dimostrarlo, in particolare, quello di Dogecoin, che ha proprio di recente raggiunto il record di 1,8 miliardi di dollari. Non meno significativo il dato relativo a PEPE, il cui open interest è aumentato di quasi il 50%, oltrepassando la soglia degli 850 milioni di dollari nel mese di maggio.

Proprio l’aumento dell’open interest, il quale ora ha superato i 3 miliardi di dollari, sta a indicare una maggiore volatilità dei prezzi. Spingendo gli investitori ad utilizzare sempre più posizioni futures al fine di gestire meglio la propria esposizione alle meme coin.