Ha ucciso l’ex moglie 41enne Anna Sviridenko, che aveva ottenuto l’affidamento dei figli, e si è presentato in caserma con il suo cadavere nel bagagliao: Andrea Paltrinieri, 48 anni, di Modena, è stato arrestato in quasi flagranza di reato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Ecco chi è.
Chi è Andrea Paltrinieri, l’ingegnere che ha ucciso l’ex moglie a Modena
Specializzato in Ingegneria gestionale, Andrea Paltrineri, di 48, aveva da poco lasciato l’Austria – dove aveva vissuto per qualche tempo insieme alla moglie Anna Sviridenko e ai figli di tre e cinque anni – per tornare a stabilirsi, da separato, accanto ai genitori, in zona Musicisti, a Modena.
Un tribunale austriaco aveva deciso che ad occuparsi dei bambini sarebbe stata prevalentemente l’ex: lui si era opposto alla decisione, ma i giudici italiani l’avevano confermata. Stando alle prime ricostruzioni, Paltrinieri, dopo esserne venuto a conoscenza, avrebbe strangolato la donna con una cintura per poi avvolgerle la testa in un sacchetto di plastica (legandolo con un filo) e presentarsi in caserma con il suo cadavere nel bagagliaio.
È successo nella notte tra il 10 e l’11 giugno: l’uomo avrebbe ammesso le sue responsabilità, venendo arrestato – quasi in flagranza di reato – con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Sembra che al momento fosse disoccupato.
Chi era Anna Sviridenko
L’ex moglie, di origini bielorusse, aveva 41 anni e, dopo la separazione, faceva da spola tra Innsbruck, dove lavorava come medico, e Modena, dove era specializzanda in radiologia. Si dava molto da fare, secondo chi la conosceva. Degli amici e vicini di casa, sentiti dal Resto del Carlino, hanno spiegato che “nonostante il tribunale dell’Austria le avesse dato ragione, dicendole che poteva tenere i figli per tre settimane al mese, voleva andare a Modena per far sì che la situazione fosse più semplice”.
“Voleva avvicinarsi ed evitare una situazione conflittuale ai suoi figli – hanno aggiunto -. Invece, mentre faceva del bene, è stata ammazzata”. Sarà l’autopsia a chiarire come. Resta, intanto, il dolore di una comunità e di una famiglia, quella toccata dalla tragedia, l’ennesimo femminicidio. In Italia, dall’inizio del 2024, se ne sono già registrati a decine.
Si pensi, tra gli ultimi, a quelli di Sofia Stefani e Giada Zanola: avevano entrambe 33 anni. La prima è stata uccisa con un colpo di pistola al volto dall’ex collega e amante Giampiero Gualandi ad Anzola dell’Emilia; la seconda è stata buttata giù da un cavalcavia dell’A4 dall’ex compagno Andrea Favero, padre di suo figlio, a Vigonza, nel Padovano. Di entrambe, da poco, si sono tenuti i funerali.
A centinaia vi hanno partecipato, come avevano partecipato alle fiaccolate organizzate in loro memoria. A quella di Giada, in Veneto, c’era anche Gino Cecchettin, il papà della 22enne che la sera dell’11 novembre scorso è stata accoltellata dall’ex fidanzato Filippo Turetta, reo confesso, tra Vigonovo e Fossò. Il giovane, originario di Torreglia, finirà presto a processo: è stata fissata per metà luglio l’udienza preliminare a suo carico. Cosa rischia? L’ergastolo.
Le parole del rettore dell’Università frequentata dalla vittima
La nostra comunità è devastata dalla notizia della brutale uccisione. A nome di tutto l’Ateneo, esprimo il nostro più profondo e sentito cordoglio alla famiglia e ai suoi due figli. Il femminicidio è un cancro che non possiamo più tollerare, una vergogna che macchia la nostra umanità, e non ci sono mezzi termini per condannarla: è un atto vile, disumano e inaccettabile. È tempo che la nostra società si sollevi con forza contro questa barbarie,
le parole del rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Carlo Adolfo Porro in una nota. Le riporta l’Agi.