Elveno Pastorelli è stato un tecnico e funzionario, noto per il suo ruolo pionieristico nella gestione delle emergenze civili in Italia. Morì a Roma il 25 settembre 1997, a causa di una malattia incurabile.
Chi era Elveno Pastorelli?
Elveno Pastorelli, nato a Roccalbegna il 24 settembre 1930, iniziò la sua carriera come ufficiale all’interno del corpo dei Vigili del Fuoco nel 1958, operando presso il Comando VV.F. di Roma, dove si distinse per la sua partecipazione in vari eventi di rilievo sia nella Capitale che in altre zone del territorio nazionale, inclusa la tragedia di largo Telese a Roma (1972). Nel 1975, assunse il comando dei Vigili del capoluogo.
Il suo momento di maggiore visibilità avvenne nel 1981, quando guidò le operazioni di soccorso per Alfredo Rampi, un bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino a Roma. Nonostante il fallimento dell’operazione e la tragica morte del bambino, l’ampia copertura mediatica lo rese una figura di rilevanza nazionale. Questo evento spinse il presidente Sandro Pertini a promuovere l’istituzione di una struttura di Protezione Civile, che fu creata pochi mesi dopo, con Pastorelli nominato direttore generale.
Fu nominato prefetto nel 1982 e tra il 1984 e il 1987 ricoprì il ruolo di capo di gabinetto presso il ministero di competenza. Durante questo periodo, scrisse un libro sull’argomento. Si dimise dall’incarico per assumere la responsabilità di un ufficio speciale della presidenza del consiglio incaricato della distribuzione dei fondi per i terremotati del sisma dell’Irpinia del 1980. In seguito, fu direttore generale e presidente dell’Opera Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Perché fu indagato?
Nel 1992, Pastorelli ricevette il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tuttavia, a partire dal 1993, si trovò coinvolto in una serie di controversie giudiziarie. Uno stretto collaboratore, l’architetto Luigi Adolfo Pirovano, fu indagato per presunta corruzione. Nello stesso periodo, Pastorelli fu accusato di abuso d’ufficio per presunte irregolarità nella distribuzione dei finanziamenti per le imprese dell’Irpinia.
Le sue vicende giudiziarie si intensificarono nel 1996, quando fu coinvolto in un’indagine della Procura regionale della Corte dei Conti per un presunto danno erariale legato a opere pubbliche non realizzate in Sicilia. Pochi mesi dopo, fu indagato dalla Procura di Como per sospetti illeciti legati alla gestione dei fondi per l’Irpinia, con accuse di tentata concussione.
Le accuse rimasero aperte fino alla sua morte nel 1997, quando cessarono gli procedimenti giudiziari contro di lui.