Viola Ardone, napoletana, docente di italiano e latino, con “Grande Meraviglia” fa parlare i deboli, persone il cui punto di vista non interessa a nessuno. Gente che convive con noi, ma è come se non esistesse. Con uno slang tutto suo, tra nomi fittizi, anagrammi e soprannomi, trascina i lettori in un mondo – definito ‘mezzomondo’, cioè la casa dei matti – non troppo lontano dal nostro. Cos’è stravagante? Cos’è folle e cos’è normale? Chi sono i sani e come diventano in un mondo di pazzi?
Viola Ardone, scrittrice italiana: la voce del dolore
E’ nel dolore che il cuore si apre e ci porta a dire cose che altrimenti non penseremmo! “Grande Meraviglia” è un insalata di parole e persone, curate dal dottor Fausto Meraviglia, giovane psichiatra basagliano, che cerca a tutti i costi di liberarli dalla gabbia con le regole, dove ogni giorno si ritrovano con le cure. I manicomi sono così. Un libro che parla di dolore e voglia di curarsi, una storia d’amore e di salvezza, insieme.
La cura è libertà, amore e salvezza, allo stesso tempo
La cura, aiuta a liberarsi dal dolore, è libertà e amore allo stesso tempo, ma è anche il tentativo di ricominciare a vivere fuori. La scrittrice Ardone sottolinea spesso le differenze tra il mondo dentro (il manicomio) e il mondo fuori. “Al mezzomondo ci arriva di tutto, te l’ho già detto, e allora a che serve spostarsi se la via ti raggiunge lo stesso?”
Fausto Meraviglia è fiducia e speranza
“Grande Meraviglia”, Einaudi Stile Libero, ricorda che la vita non è solo a colori, e vista mare, è anche tristezza quotidianamente innaffiata, ricordi di tempi andati che non torneranno, ma è anche fiducia. Il signor Meraviglia, che ha volta somiglia più agli internati del mezzomondo che altri altri fa di tutto per raggiungere il suo obiettivo: liberare i gatti dalle gabbie, e dal dolore. L’amore è così: è ciò che dai, ma soprattutto quello che ricevi.