Cos’è la forra del fiume Natisone e perché se ne sta parlando in relazione alla tragedia di Premariacco, in Friuli? Potrebbe entrarci, secondo qualcuno, con le ricerche di Cristian Molnar, il ragazzo di 25 anni che dal giorno della piena risulta disperso.
Cos’è la forra del fiume Natisone e cosa c’entra con le ricerche dell’ultimo ragazzo disperso
La forra del fiume è una profonda gola a pareti verticali e ravvicinate attraverso cui scorre l’acqua: l’ipotesi dei soccorritori è che il 25enne disperso possa essere rimasto intrappolato al suo interno. Si spiegherebbe così il motivo per cui non si è ancora riusciti a trovarlo.
“Arrivarci è molto rischioso, serve un sostegno ai sommozzatori con l’assistenza continua dell’elicottero che arriva da Venezia”, ha spiegato il sindaco di Premariacco, Michele De Sabata. Lo riporta il Gazzettino Veneto – che cita Telefriuli – ricordando che le ricerche sono rese difficoltose anche dal maltempo che si sta abbattendo sulla zona.
La speranza dei familiari del giovane, arrivati apposta in Italia dopo la tragedia, è che sia riuscito, in qualche modo, a sopravvivere. Dal giorno della piena, però, sono trascorsi già oltre 10 giorni.
La ricostruzione della tragedia
I fatti risalgono allo scorso 31 maggio. Cristian si era recato insieme alla fidanzata Bianca Doros e all’amica Patrizia Cormos – che aveva appena dato un esame all’Accademia delle Belle Arti – su un isolotto del Natisone per una scampagnata.
Si trovavano lì da neanche mezz’ora quando, secondo le ricostruzioni, l’autista di uno scuolabus, vedendoli in difficoltà, avrebbe dato l’allarme: il livello dell’acqua del fiume si era improvvisamente alzato, impedendo loro di raggiungere la riva.
In un video è stato ripreso il momento in cui i tre, stretti in un abbraccio, tentato di sfuggire alla forza della corrente, che alla fine li trascina con sé, disperdendoli. Un attimo dopo i soccorritori sarebbero riusciti a raggiungerli e a portarli in salvo in elicottero.
Le polemiche sui soccorsi
Quando i giovani sono caduti in acqua erano già lì e avevano già provato a fare il possibile per recuperarli, con delle funi ma anche a nuoto, rischiando la loro stessa vita. C’è chi però sostiene che non abbiano fatto abbastanza: che la macchina dei soccorsi, in generale, si sia attivata troppo tardi rispetto alle quattro telefonate inoltrate da Patrizia al 112 per segnalare il problema.
“Se fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera ragazza li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero ancora vivi e a casa con i loro genitori”, ha detto l’avvocato Gaetano Langhi, che assiste la famiglia del 25enne disperso. Lo riporta, tra gli altri, Rai News, secondo cui la Procura di Udine avrebbe aperto, per fare luce sull’accaduto, un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti.
Maggiori chiarimenti potranno arrivare anche dall’analisi del cellulare della ragazza morta insieme all’amica, recuperato – ancora funzionante – all’interno della sua borsetta, tra alcune rocce che costeggiano l’argine del fiume. Resta il dolore di tre famiglie e quello di una comunità, Premariacco. “Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati”, ha detto la mamma di Patrizia al Messaggero Veneto.
Lei e Bianca sono già state salutate per l’ultima volta: alla camera ardente, come vuole la tradizione romena, sono state vestite da spose. Manca all’appello Cristian, che in Italia era arrivato per raggiungere le ragazze dopo aver fatto visita al fratello in Austria: Petru Radu, che da giorni segue le ricerche, ha chiesto a coloro che lo stanno cercando di non mollare.