La Russia è pronta a riconoscere il mining di criptovalute come attività economica ufficiale. Ad affermarlo è stato Osman Kabaloev, Vice Direttore del Dipartimento di Politica Finanziaria presso il Ministero delle Finanze.
In linea con un disegno di legge teso a regolare la stessa attività, ad essa sarà attribuito un codice OKVED, lo stesso che regola le attività delle aziende ai fini dell’assegnazione di una licenza statale e il quale viene rilasciato proprio per coadiuvarle in questa fase.
Mining di criptovalute: si appresta a diventare attività economica ufficiale, in Russia
Per i minatori presenti lungo il territorio del gigante eurasiatico, sembra arrivato il momento di lasciare la semiclandestinità che ne ha sinora caratterizzato il lavoro. Il governo russo, infatti, sarebbe pronto a riconoscere il mining di criptovalute come attività economica ufficiale.
Per avere tale riconoscimento, dovranno però attendere il varo di una legge apposita, cui starebbero lavorando i funzionari del Ministero delle Sviluppo Economico. Ad affermarlo è stato Osman Kabaloev, il numero due del Dipartimento di Politica Finanziaria, all’interno dello stesso ministero.
Si tratta di una novità di non poco conto, considerato come al momento i minatori si trovino in una sorta di limbo. Possono cioè estrarre blocchi per le catene cui partecipano, ma non hanno uno status vero e proprio, con la mancanza di sicurezza giuridica che tutto ciò comporta. Anche perché proprio le criptovalute, in Russia, continuano a loro volta ad essere in una sorta di zona grigia.
Se Mosca ha dato luogo nel corso degli ultimi anni ad una politica abbastanza contraddittoria, nel corso degli ultimi mesi la situazione sembra però in fase di mutamento. Un mutamento collegato alla dichiarazione rilasciata dai BRICS, relativa al varo di una criptovaluta da usare al posto del dollaro negli scambi commerciali tra di loro.
Un precedente disegno di legge è stato bocciato dalla Duma
Occorre anche sottolineare come un disegno di legge sul mining di criptovalute sia già stato presentato alla Duma, il Parlamento russo, nel corso del 2022. Senza però riuscire a superare la prima discussione, un obiettivo che stavolta potrebbe diventare reale.
Si tratta di un provvedimento di grande rilievo per il settore del mining. A ricordarlo è stato Alexander Razuvaev, membro del consiglio di sorveglianza della Gilda degli Analisti Finanziari e dei Gestori di Rischio. Queste le parole da lui rilasciate, al proposito: “Se ciò accade, allora il mining industriale russo può svolgere un ruolo significativo sul mercato globale”.
Soprattutto in un momento in cui il settore è in preda ad un vasto processo di riorganizzazione. Dopo il quarto halving di Bitcoin, infatti, non poche mining farm si sono trovate in grande difficoltà, a causa del dimezzamento delle ricompense. Alcune aziende hanno dovuto chiudere i battenti, mentre altre si sono convertite all’intelligenza artificiale.
Un settore in fase di riorganizzazione
Non mancano poi le fusioni o le scalate aggressive a quelle quotate in borsa. Come è accaduto nel caso di Bitfarms, sottoposta a scalata ostile da Riot Platforms, che ne è già l’azionista principale. A rendere necessario questo processo è proprio la diversa redditività delle aziende interessate. Molte di esse, per cercare di reggere alla nuova situazione, hanno infatti dovuto vendere le proprie riserve di Bitcoin.
Riserve che, però, iniziano a scarseggiare, unendosi ad un altro problema, quello rappresentato dall’approvvigionamento di energia elettrica. In molti Paesi, ad esempio quelli del Sud America, le autorità locali iniziano a dare segnali di fastidio per le attività spesso illegali condotte dai minatori.
Un fastidio che sta spingendo le aziende minerarie a guardarsi intorno, per individuare nuovi siti. Tra le direttrici più promettenti in tal senso sta emergendo ad esempio il Medio Oriente. Un processo il quale potrebbe intensificarsi nel corso dei prossimi mesi.