In alcuni casi particolari è possibile chiedere il rimborso della Tari 2024 e nel testo andremo a spiegare quando e come fare. Intanto, precisiamo che non tutti i Comuni hanno provveduto a notificare i bollettini per versare la Tari e l’unica scadenza certa è quella di fine anno.

I cittadini sono chiamati a versare la Tari per sostenere i costi del servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, se detengono, a qualsiasi titolo, locali soggetti alla loro produzione.

In caso di disservizi, i contribuenti possono chiedere un rimborso su quanto pagato. La ratio delle tasse è proprio quella di essere versate in cambio di servizi.

A chi spetta il rimborso Tari

La Tassa sui rifiuti (Tari) è un tributo disciplinato su base locale, per sostenere i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Il presupposto della tassa è il possesso o la detenzione di locali o aree scoperte suscettibili alla produzione di rifiuti urbani. Sono escluse le aree pertinenziali o accessorie.

Il servizio, soprattutto durante il periodo estivo, ha qualche carenza, soprattutto nelle grandi città e nei centri turistici. Nel caso di disservizi, si ha diritto ad uno sconto sulla Tari. In base a questo principio, quando il servizio viene interrotto causando danni o pericolo alle persone o all’ambiente, il cittadino può pagare solo il 20% della tassa.

Però, affinché spetti lo sconto si deve presentare una certificazione Asl sul pericolo di salute pubblica. In questo caso, spetta una riduzione dell’80% sulla Tari.

Quando spetta il rimborso Tari 2024

Il rimborso della Tari spetta in molti altri casi e non solo in caso di disservizio. Si può chiedere anche quando viene pagato più del dovuto.

Per quanto, però, è bene capire come si calcola la tassa. Il calcolo si effettua sommando una quota variabile a quella fissa. Spieghiamo di cosa si tratta. La quota fissa è data dalla grandezza dell’immobile e dal numero di persone che lo occupano. La quota variabile si calcola considerando solo il numero degli occupanti.

Qualora si versino somme non dovute, il contribuente ha tempo 5 anni dal giorno del pagamento, per chiedere il rimborso di quanto è stato versato in eccesso.

Un altro caso in cui si ha il diritto al rimborso è quando il punto di raccolta è stato posto troppo lontano da una casa. In questo caso, ha diritto ad uno sconto sulla tassa del 40%.

Il Comune, comunque potrebbe anche rispondere con un diniego. In questa situazione, se il cittadino è sicuro di aver pagato effettivamente in più del dovuto può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale entro 60 giorni dalla ricezione del diniego. Al ricorso si devono anche allegare gli avvisi del pagamento della Tari.

Come chiedere il rimborso della Tari 2024

Per chiedere le riduzioni, sconti e i rimborsi sul pagamento della Tari, si possono eseguire due procedure:

  • Collegarsi sul sito del Comune e compilare l’apposito modello di domanda;
  • Rivolgersi direttamente allo sportello degli uffici comunali.

Il Comune dovrebbe provvedere alla sua liquidazione entro 180 giorni.

Cosa rischia chi non paga la Tari

Chi non paga la Tari oppure effettua il versamento in ritardo rischia di incorrere in sanzioni. Solitamente, la sanzione applicata è pari al 30% della tassa dovuta.

Qualora il pagamento avvenga dopo 10 giorni, allora la sanzione si riduce con l’istituto del ravvedimento operoso.

Se, invece, la Tari non viene pagata del tutto, le conseguenze diventano più gravi. Quando l’importo complessivo non pagato supera i 30.000 euro, si sfocia nel reato di evasione fiscale.