La “Regina delle criptovalute” Ruja Ignatova, protagonista di uno dei più clamorosi scandali del settore, sarebbe effettivamente stata uccisa da un trafficante di droga bulgaro. Ad avvalorare l’ipotesi, che girava da tempo, è stata la squadra investigativa della BBC, che ha scoperto i collegamenti della donna con la criminalità organizzata.
La donna era collegata ad una delle truffe più clamorose escogitate in ambito crypto, quella di OneCoin. Dopo aver fatto perdere le sue tracce per anni, di recente si erano diffuse voci relative alla sua uccisione. Voci che, ora, sembrano da considerare realtà.
Ruja Ignatova, secondo la BBC sarebbe realmente stata uccisa da un narcotrafficante
Quando erano iniziate a circolare le indiscrezioni sulla morte di Ruja Ignatova, da più parti si era pensato che si trattasse di un tentativo della stessa donna di far calare il sipario sulla sua persona. Secondo quanto rivelato dalla squadra investigativa della BBC, però, non sarebbe così e la ormai celebre truffatrice bulgara sarebbe effettivamente morta.
La vicenda per la quale la Ignatova era diventata tristemente nota era quella di OneCoin. In pratica si era trattato dell’ennesimo schema Ponzi, incentrato sulla promessa di elevati rendimenti, tali da ingolosire un gran numero di persone. Talmente tante che le proporzioni della truffa hanno raggiunto dimensioni epocali, attestandosi intorno ai 4,5 miliardi di dollari. O, almeno, quella è la cifra accertata, mentre si presume che le risorse scomparse nella voragine creatasi siano molte di più.
Quando è diventata ufficiale la truffa, la Ignatova è stata immediatamente iscritta nella lista dei ricercati del Federal Bureau Investigation (FBI), unica donna ad avere questo “onore”. Un’iscrizione derivante dal fatto che tra i truffati c’erano anche molti cittadini statunitensi. Investitori estremamente ingenui i quali, come del resto tutti gli altri, non hanno mai rivisto i propri soldi.
Cos’è realmente accaduto?
Stando alla ricostruzione della squadra investigativa della BBC, la Ignatova si sarebbe rivolta a Hristoforos Nikos Amanatidis, noto anche come Taki, per riuscire a condurre in porto la propria fuga. Taki, però, è un temuto boss della droga facente parte a pieno titolo della mafia bulgara. Collegato ad una serie di rapine a mano armata e omicidi, l’uomo avrebbe ricevuto 100mila euro al mese per la protezione garantita.
Per capire meglio chi sia Taki, basterebbero le parole di un ex vice ministro bulgaro, Ivan Hristanov, il quale ha dichiarato: “Quando parliamo di Taki, siamo parlando di quello che è il capo della mafia in Bulgaria. È estremamente potente. Taki è il fantasma. Non lo vedrai mai. Si sente solo parlare di lui. Per farlo utilizza altre persone. Se non ascolti, sparisci dalla terra. L’unica persona che poteva proteggere la Ignatova da tutte quelle indagini, anche da parte di agenzie straniere, era Taki”.
A dare la notizia dell’uccisione di Ruja Ignatova è stato il giornalista investigativo bulgaro Dimitar Stoyanov. La fonte da cui ha attinto la notizia è un rapporto della polizia trovato a casa di un agente di polizia bulgaro assassinato. Il documento, in particolare, rivela dettagli su un informatore della polizia che ha sentito il cognato di Taki parlare ubriaco dell’omicidio di Ignatova alla fine del 2018. Secondo il documento, il corpo della donna sarebbe stato smembrato e gettato nel Mar Ionio. Secondo lo stesso Stoyanov, si tratta di un resoconto molto attendibile.
Anche i funzionari bulgari hanno confermato l’autenticità del documento, così come persone vicine al mafioso bulgaro ritengono vera la teoria del suo omicidio. Ad avvalorarla il fatto che la Ignatova era diventata molto pericolosa proprio perché ricercata da molte agenzie, a causa della truffa di OneCoin. Ritenendola un ostacolo ai suoi traffici, Taki avrebbe quindi deciso di eliminarla, senza pensarci troppo.