Sono andato a votare in maniche di camicia e, come me, tanti altri. Mi sono tornate in mente le foto del 2 giugno del 1946, le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, con i cittadini in coda ai seggi tutti vestiti con l’abito della domenica. Oggi è cambiato il cosiddetto dress code e anche il modo di recarsi alle urne dimostra l’attenzione per il voto.
Chi non è andato alle urne dovrebbe imparare la lezione di tanti anziani
Piero Calamandrei in una memorabile lezione sulla Costituzione nel 1955 ricordava “le prime elezioni, questo popolo che da 25 anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori – il caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi. Ricordo – io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui – queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese”.
Ecco, queste parole di un padre costituente dovrebbero ficcarsele nella mente coloro che non sono andati a votare mentre in questa tornata elettorale si leggono storie di anziani, addirittura centenari, che hanno compiuto il loro dovere. Tra questi Aldo Frati di Prato che ha raccontato ai giornalisti che lo hanno incontrato al seggio il valore che hanno per lui le elezioni: “Il diritto di voto va sempre esercitato” ha detto.
Stefano Bisi