Alessandro Impagnatiello torna in aula per il processo sull’omicidio di Giulia Tramontano, consumatosi il 27 maggio dello scorso anno a Senago, nel Milanese: oggi, 10 giugno, si è tenuta la seconda parte del suo interrogatorio; poi la parola è spettata ai consulenti della difesa, lo psichiatra Raniero Rossetti e la psicologa Silvana Branciforti, e a quelli di parte civile, gli psichiatri Salvatore De Feo e Diana Galletta.
Prima dell’inizio dell’udienza l’avvocata Samanta Barbaglia, che assiste il 31enne insieme alla collega Giulia Geradini, ci aveva tenuto a precisare, secondo Fanpage, che
le consulenze di oggi non servono a definirlo non in grado di intendere e di volere, ma a porre l’attenzione sui suoi disturbi di personalità.
“È tempo che sia fatta giustizia e la giustizia in questo caso è una: pena esemplare”, le parole affidate invece dalla madre della vittima, Loredana Femiano, ai social.
Alessandro Impagnatiello torna in aula per l’omicidio di Giulia Tramontano: la seconda parte dell’interrogatorio
L’ex barman è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza perché uccise la compagna mentre era incinta di sette mesi. Nel corso dell’ultima udienza ha confessato alcune circostanze del delitto – ammettendo, per esempio, di aver inventato una serie di bugie per continuare a sostenere la sua doppia vita (mentre conviveva con Giulia frequentava una sua collega di lavoro) – tenendosi però vago su altri aspetti, come quelli relativi alla premeditazione, che potrebbero costargli l’ergastolo.
Si è definito “stressato”. Oggi, 10 giugno, riprendendo la parola in aula per il controesame delle sue avvocate lo ha ribadito: “Non penso di essere pazzo […]. Ero saturo di bugie”, ha detto. Lo riporta sempre Fanpage, secondo cui Impagnatiello si sarebbe soffermato, in particolare, sul momento in cui, all’inizio del 2023, confessò alla compagna di averla tradita “come per svuotare un vaso troppo pieno”. Poco dopo i due si recarono insieme ad Ibiza; quando tornarono a Senago, le cose, tra loro, non cambiarono.
Il 31enne continuò a vedere l’altra ragazza, Allegra, mentendo sia a lei che a Giulia. Solo alla seconda avrebbe presentato il figlio avuto da una precedente relazione, di cui oggi ha parlato per la prima volta davanti ai giudici. Poi, riferendosi alla gravidanza della 29enne, ha dichiarato: “Era come un freno, qualcosa che mi bloccava”. Stando alle ricostruzioni, prima di aggredirla a morte provò ad avvelenarla – a suo dire con l’intento di procurarle un aborto – somministrandole non solo veleno per topi, ma anche ammoniaca e cloroformio.
La ricostruzione del delitto e il parere dei consulenti
Dall’analisi delle copiose tracce di sangue rinvenute sulla scena del crimine è emerso che l’omicidio si consumò, con molta probabilità, nel salotto dell’abitazione. Giulia, secondo gli esperti, fu colta di sorpresa alle spalle e colpita con ben 37 fendenti dal fidanzato, che provò poi a bruciarne il corpo nella vasca da bagno e nel box auto. Non riuscendo a disfarsene, lo spostò in cantina e, a seguire, nel bagagliaio della sua auto, abbandonandolo dietro all’intercapedine di alcuni garage.
Confessò tutto quando era chiaro, ormai, che sarebbe stato scoperto.
Non posso tornare indietro, darei qualsiasi cosa per poterlo fare […]. Devo dimenticare cosa sono stato, non chi sono stato, perché non ero umano. Qualora mi venga data la possibilità di fare qualcosa, cercherò di restituire alcune briciole del grande debito che ho,
le dichiarazioni spontanee che ha rilasciato dopo essere stato esaminato. A riportarle è Fanpage. Secondo i consulenti della difesa, ascoltati subito dopo di lui, sarebbe affetto da un disturbo di personalità di tipo paranoide e ossessivo e, dopo aver scoperto cha la fidanzata e l’altra donna che frequentava lo avevano smascherato, avrebbe riportato un vero e proprio “psico trauma, una ferita narcisistica”.
Di diverso avviso i consulenti di parte civile, secondo i quali non sarebbero rintracciabili, nei comportamenti dell’imputato, degli “aspetti paranoidi”. A loro avviso Impagnatiello non sarebbe affetto da alcun disturbo di personalità e avrebbe mostrato “lucidità e sistematicità” sia prima che durante e dopo i fatti.
Nei suoi confronti i giudici hanno disposto, al termine dell’udienza, una perizia psichiatrica. L’incarico sarà affidato ai periti il prossimo 27 giugno.