Quali periodi scegliere di riscattare con la pace contributiva del 2024 e 2025 al fine di avere benefici sulla pensione? La misura consente di riscattare dei periodi nei quali, per varie ragioni, non siano stati versati dei contributi all’Inps. Questi periodi, anche non continuativi, si possono cumulare fino a recuperare cinque anni. Ad esempio, tra un contratto di lavoro e un altro sia passato del tempo nel quale non si siano versati contributi e nemmeno ci sia stata altra contribuzione, quale ad esempio quella che potrebbe essere valorizzata grazia a un riscatto della laurea.
Un ulteriore esempio su come considerare i periodi da valorizzare è quello per il quale un lavoratore abbia avuto in un anno due contratti a tempo determinato, uno della durata di tre mesi e l’altro della durata di sei mesi. I tre mesi rimanenti possono essere oggetto di riscatto con la pace contributiva, da sommare con altri periodi che siano privi di contribuzione Inps.
Tuttavia, ai fini dell’utilizzo di questo istituto – la cui domanda dovrà essere presentata entro il 31 dicembre 2025 – è necessario rispettare specifiche regole. Prima, tra tutte, quella per la quale si possono recuperare solo periodi ricadenti nel sistema previdenziale contributivo puro, ovvero dal 1° gennaio 1996 in poi. I periodi da riscattare non possono andare oltre il 31 dicembre 2023.
Pace contributiva, quali periodi scegliere per valorizzare i contributi per la pensione?
Entra nel vivo l’istituto della pace contributiva, il meccanismo che consente di riscattare periodi che non siano coperti da contributi versati all’Inps. Il meccanismo funziona analogamente a quanto si è visto per il riscatto della laurea e per altri riscatti: i periodi da valorizzati devono essere privi di versamenti. I contributi, dunque, non si possono sommare sui medesimi periodi.
A tal proposito, il primo consiglio è quello di considerare i periodi privi di contribuzione. Possono essere periodi anche di qualche mese perché si possono sommare con gli altri periodi ed essere riscattati complessivamente. Ad esempio, un buco contributivo di tre mesi tra un contratto e un altro, può essere cumulato con altri periodi in cui il lavoratore abbaia perso il lavoro e fino al momento di una nuova assunzione.
Chi ha diritto alla pace contributiva 2024 e 2025?
In merito alle occupazioni che possono essere oggetto di riscatto occorre precisare che il meccanismo può essere fatto valere per i contributi che si sarebbero dovuti versare all’Istituto di previdenza (Inps). Pertanto, possono presentare domanda i lavoratori dipendenti iscritti all’Ago (Assicurazione generale obbligatoria dell’Inps), gli autonomi e tutti gli iscritti alla Gestione separata Inps.
Tra i professionisti, invece, non si possono riscattare mancati versamenti alle Casse previdenziali, come non si può procedere con la valorizzazione dei periodi di previdenza presso i fondi dell’Unione europea. Eventuali riscatti di periodi precedenti il 1° gennaio 1995 verrebbero annullati d’ufficio dall’Inps. Si possono richiedere i periodi fino al 31 dicembre 2023.
Come calcolare il riscatto dei contributi?
La scelta dei periodi da riscattare con la pace contributiva deve avvenire individuando gli anni del primo e dell’ultimo contributo. Ovvero, il periodo o i periodi di riscatto devono essere compresi sia all’interno dell’intervallo dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2023 che all’interno degli anni di prima e ultima contribuzione lavorativa. Con un’avvertenza importante nel determinate i periodi di riscatto.
Dal momento che il riscatto deve essere compreso tra l’anno del primo e l’anno dell’ultimo contributo accreditato a qualunque titolo nelle formule di contribuzione dell’Inps, si può richiedere la valorizzazione anche del periodo che inizi prima della data del primo contributo accreditato o susseguente all’anno dell’ultimo contributo. Tale condizione sussiste purché i contributi si riferiscano all’anno del primo o dell’ultimo contributo versato.