Quale assorbente è più adatto a me? Se lo chiedono tutte le ragazze ogni volta che si trovano al reparto dell’igiene intima al supermercato. File e file colorate di assorbenti di tutti i tipi, forme e dimensioni. Fra questi gli assorbenti interni, come coppette mestruali, tampax e simili.
Comodi, certo, ma potenziali nemici proprio per la sicurezza della vagina. Infatti, se non adoperati con la dovuta cura, possono infettarsi con alcuni batteri e dare origine a una tossina, causa della cosiddetta Sindrome da Shock Tossico. TAG24 ha chiesto alla ginecologa Federica Rossi come si contrae questa malattia e cosa si può fare per prevenirla.
Sindrome da Shock Tossico: il caso della modella Lauren Wasser
Ha fatto scalpore il terribile racconto della modella 24enne Lauren Wasser, costretta all’amputazione delle gambe proprio a causa della Sindrome da Shock Tossico. La ragazza ha, infatti, dichiarato che quel giorno del 2012:
Avevo molto caldo. A quel punto mi stava venendo la febbre a 41,5°C, quindi volevo togliermi tutti i vestiti. Il mio cane mi saltava addosso ferocemente e mi abbaiava. Sapeva che qualcosa non andava. Il mio corpo si stava spegnendo
Immediato il ricovero in ospedale, sebbene i medici davano la giovane ormai per spacciata, dato l’1% di possibilità di sopravvivenza:
Alla febbre è sopraggiunta la decomposizione di organi e tessuti. Non riuscivano a capire perché una giovane e sana ragazza di 24 anni stesse morendo. La mia vita, nel giro di un solo giorno, è completamente cambiata e non potevo tornare indietro
Ha detto la giovane, ricordando quei terribili momenti. Tutto causato da un assorbente interno. O, meglio, da una tossina prodotta da batteri che si sono infiltrati nel suo corpo tramite l’assorbente. A salvare la modella californiana l’amputazione delle sue gambe.
Dott.ssa Rossi: “È una sindrome multiforme e multiorgano grave”
Come ha brillantemente spiegato la Dott.ssa Rossi ai giornalisti di TAG24, di questa delicata malattia si parla ancora molto poco nel nostro Paese e, spesso, le giovani ragazze non sono al corrente delle giuste procedure di prevenzione:
“Purtroppo è un argomento di cui si parla relativamente poco, rispetto all’uso che facciamo e che le ragazze, soprattutto, fanno di alcuni dispositivi, come il tampone, l’assorbente vaginale oppure le coppettine mestruali. La Sindrome da Shock Tossico è una sindrome multiforme, grave, che ha un coinvolgimento multiorgano. Il problema alla base di questa condizione è una infezione da particolari tipi di batteri, che, poi, a loro volta, producono delle tossine batteriche dotate di particolare virulenza. Esistono sostanzialmente tre microrganismi responsabili di questa sindrome: lo stafilococco aureus, lo streptococco piogene e un clostridium, che si chiama sordellii.“
Come fa notare la ginecologa, però, solitamente, sulle pagine di cronaca e fra i medici a destare particolare preoccupazione è lo stafilococco aureus:
“Contro questo un batterio siamo dotati di normali difese immunitarie, e, dunque, non crea eventi patogeni gravi. La fisiopatologia risiede nel fatto che lo stafilococco aureus può proliferare nei tamponi lasciati a lungo in sede. Succede che prolifera in maniera considerata e ciò si traduce in una produzione massiva di una tossina che si chiama TSS1, che è la vera causa della malattia.“
Cosa succede?
Ciò significa che gli assorbenti interni provocano sempre la malattia? Come si fa per evitare di sviluppare tale proliferazione di batteri? Cosa succede quando si contrae l’infezione? La Dott.ssa Rossi, seppur sottolineandone la gravità, ribadisce che tale condizione può non essere strettamente legata al ciclo mestruale e spiega che:
“La tossina si comporta come una struttura che in medicina chiamiamo superantigene. Questa induce, a sua volta, un’attivazione particolare dei linfociti, che quando vengono attivati in maniera sconsiderata, come in questo caso, possono portare rapidamente allo shock tossico. L’altra cosa a cui prestare attenzione è che, questa sindrome da stafilococco, in letteratura è divisa a sua volta in due entità: la sindrome legata alla mestruazione e una sindrome non legata alla mestruazione.
In campo medico, i primi casi della sindrome si sono registrati negli anni ’80, un periodo di maggior utilizzo dei tamponi vaginali altamente assorbenti e che venivano utilizzati in maniera non idonea. Purtroppo, essendo una sindrome multiforme può essere scambiata anche per altre patologie.“
L’incidenza all’estero e in Italia: Rossi: “È una sindrome rara”
Sebbene questa patologia sia grave e possa portare a esiti estremi potenzialmente fatali, la dottoressa specifica che non è diffusa come sembra, anzi, si tratta di una sindrome piuttosto rara nel nostro Paese. Questo perché, in Italia, l’utilizzo di tamponi interni non è così comune come all’estero, in America o nel Nord Europa. Infatti, come spiega la dott.ssa Rossi:
“Di fatto la Sindrome da Shock Tossico è definita come “relativamente rara” e coinvolge circa lo 0.03-0.07% delle persone su 100.000. La società scientifica, inoltre, ne conferma l’andamento stabile. Perché è importante questo? Perché, in effetti, il picco di patologia è avvenuto negli anni 80, in America, proprio per l’uso sconsiderato di questi assorbenti. In quel periodo c’erano circa 14 casi ogni 100.000 persone.
L’altro dato importante è la fascia di età maggiormente colpita è fra 13 e 24 anni. In questo, in questo tipo di popolazione, l’incidenza sale a 1.4 su 100.000 persone. Tuttavia, la malattia colpisce quelle donne che fanno fatica a produrre anticorpi neutralizzanti contro queste tossine. Dunque parliamo di una “predisposizione a sviluppare la sindrome.”
Quali comportamenti da evitare? E quali sono i fattori di rischio?
La definizione di “sindrome rara”, però, non esime dall’adozione di comportamenti giusti relativamente alla gestione del ciclo mestruale e all’utilizzo degli assorbenti interni. Oltre ai comportamenti da evitare, la dottoressa ha illustrato anche quali sono i potenziali fattori di rischio:
“Sicuramente la qualità dei tamponi è cambiata negli anni, per cui i tamponi vaginali attualmente in commercio hanno una fattezza diversa rispetto a quelli ai primi tamponi. Tuttavia, rappresentano un fattore di rischio l’uso prolungato del tampone, l’uso di tamponi interni super-assorbenti, la presenza di lesioni sulla mucosa uterina e vaginale, l’uso di coppette mestruali non ben trattate, quindi non pulite adeguatamente. Poi, anche situazioni ginecologiche e ostetriche, quindi: un parto recente, un taglio cesareo recente, un’infezione della ferita chirurgica, un’infezione del collo dell’utero.“
E aggiunge:
“Per quanto riguarda i sintomi, abbiamo tutta una serie di sintomi tipici della patologia, ma che non sono caratteristici della malattia. Ecco perché l’anamnesi per condurre un’attenta diagnosi è fondamentale. Abbiamo febbre alta, vomito, diarrea, vertigini, dolori muscolari, gonfiori. A questi si aggiungono senso di svenimento, eruzioni cutanee e, in particolare, una desquamazione importante di mani e piedi e una insufficienza multiorgano. La condizione, se gestita rapidamente, non crea rischio per la vita. Però, se non trattata ha un tasso di mortalità di circa il 3% o l’amputazione di mani, piedi o arti interi.“
Essenziale la prevenzione
Cosa fare, quindi, per evitare di esporsi a questi rischi? La dottoressa Rossi ha elencato alcune abitudini a cui prestare attenzione:
“Alle ragazze che hanno già subito un evento di questo tipo è assolutamente sconsigliato usare gli assorbenti interni. Mentre, in generale, bisogna sempre lavarsi le mani prima e dopo l’inserimento del tampone; cambiarlo frequentemente, quindi, non lasciarlo più di 4 ore in vagina; non aprire l’imballaggio e lasciare il tampone aperto per poi inserirlo: il tampone deve essere inserito immediatamente. Limitare il più possibile l’uso degli assorbenti interni, quindi, non utilizzarli quando c’è uno spotting di fine mestruazione; evitare assolutamente di utilizzarli di notte. L’ultima cosa, per chi usa quelle coppettine mestruali è una un’adeguata gestione del dispositivo, quindi seguendo rigorosamente le norme igieniche.”