Pochi mesi prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, una delle voci chiave della destra, Steve Bannon, andrà in prigione. L’ex consigliere di Donald Trump dovrà presentarsi in carcere entro l’1 luglio, dopo essere stato condannato giovedì 6 giugno per oltraggio al Congresso. La decisione ha sollevato scontento tra i conservatori statunitensi. Steve Bannon è stato uno dei personaggi di cui si è parlato di più, non solo per il suo legame con Donald Trump, ma anche per il suo ruolo nello scenario politico internazionale.
Chi è Steve Bannon, la biografia e la carriera professionale
Nato nel 1953 in Virginia, negli Stati Uniti, Steve Bannon è cresciuto in una famiglia di operai democratici che sostenevano il sindacalismo. Nel 1976, si è laureato in pianificazione urbana presso Virginia Tech. Nel 1983, mentre prestava servizio in marina, ha conseguito un master in sicurezza nazionale presso l’Università di Georgetown. Successivamente, ha ottenuto un secondo master in amministrazione presso la Harvard Business School.
Steve Bannon ha affermato, in un’intervista pubblicata nel 2015 su Bloomberg, che ha iniziato a dubitare dei valori che gli erano stati trasmessi nel 1979, quando è stato schierato nel Golfo Persico durante la crisi degli ostaggi in Iran. Bannon ha dichiarato di aver perso fiducia nell’intero sistema quando ha realizzato che l’amministrazione Bush non era diversa da quelle democratiche. Durante la sua carriera professionale, ha ricoperto i ruoli di banchiere d’investimento e regista di documentari.
Bannon è diventato anche il vice presidente del Cambridge Analytica, una società di analisi dei dati che avrebbe raccolto i dati personali di circa 87 milioni di utenti Facebook, utilizzandoli per sviluppare tattiche illegali al fine di influenzare gli elettori americani nelle elezioni presidenziali del 2016.
L’ex consigliere di Donald Trump
Steve Bannon è stato uno dei principali consiglieri di Donald Trump durante gli ultimi mesi della campagna elettorale del 2016. Dopo l’elezione del tycoon, Bannon è diventato il capo stratega del neo presidente. Il suo ruolo è stato interpretato come l’ascesa di una delle voci chiave dei populisti di destra e dei nazionalisti bianchi alla Casa Bianca. Bannon è stato una figura influente e ha goduto di ampi privilegi nei primi mesi della presidenza Trump.
Durante il breve periodo trascorso alla Casa Bianca, ha lavorato per realizzare le promesse elettorali di Trump, tra cui la costruzione di un muro al confine meridionale degli Stati Uniti e il divieto di ingresso per i musulmani nel paese.
La condanna del 6 giugno 2024
Dopo aver lasciato la Casa Bianca, Bannon è diventato una delle voci più influenti dell’estrema destra negli Stati Uniti. Nel 2020 ha creato un podcast chiamato “War Room”. Bannon, noto per le sue idee anti-musulmane e misogine, ha inizialmente promosso teorie del complotto sulla pandemia di coronavirus.
Nel periodo successivo alle elezioni presidenziali di novembre 2020, Bannon ha sostenuto la teoria di frode elettorale. Ha promosso l’idea di dichiarare illegali le elezioni del 2020 ed è stato rimosso da alcune piattaforme social, come Twitter e YouTube, per aver diffuso disinformazione e promosso minacce di violenza.
Bannon è stato condannato nel 2022 per due capi d’accusa di oltraggio al Congresso. Il primo di questi era per non essersi presentato ad una deposizione del comitato ristretto della Camera che indagava sull’insurrezione del 6 gennaio 2021. L’altro, invece, per essersi rifiutato di consegnare documenti relativi al suo ruolo nel tentativo di Trump di ribaltare la sconfitta alle presidenziali del 2020. La sua condanna è stata di quattro mesi di prigione e dovrà presentarsi dietro le sbarre entro l’1 luglio.
Inizialmente, il giudice federale, Carl Nichols, aveva sospeso la sentenza mentre Bannon faceva appello contro la condanna. I legali di Bannon hanno annunciato la loro intenzione di fare appello alla Corte Suprema.
Negli ultimi anni, il nome di Steve Bannon è stato coinvolto in diversi casi.
Il rapporto di Bannon con Meloni e Salvini
Steve Bannon ha sostenuto diverse figure politiche di destra negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2017, ha fondato “The Movement”, un’organizzazione per promuovere il populismo di destra e gli interessi economici nazionali contro il globalismo. The Movement ha attirato l’attenzione di diversi politici, tra cui l’olandese Geert Wilders e il britannico Nigel Farage. Tra i nomi nazionali che hanno aderito all’organizzazione c’è anche il leader della Lega, Matteo Salvini. Il politico belga, Mischael Modrikamen, aveva annunciato la notizia, in un post su X, nel settembre 2018.
Meeting this morning with Steve Bannon and Matteo Salvini. The Movement : He is in! pic.twitter.com/3RszHAIEwY
— Mischaël Modrikamen (@modrikamen) September 7, 2018
Nello stesso periodo, Bannon aveva incontrato Giorgia Meloni a Venezia per discutere della sua adesione. Meloni aveva dichiarato che il suo partito avrebbe aderito all’organizzazione. Nel 2018, Bannon è stato anche ospite ad Atreju, la manifestazione giovanile della destra che si tiene annualmente. Nello stesso anno, Bannon aveva incontrato diversi esponenti della destra e dell’estrema destra provenienti da vari paesi, tra cui Germania, Francia e Serbia.