Gli avvocati dell’ex produttore cinematografico, Harvey Weinstein, hanno fatto appello il 7 giugno contro la condanna per stupro di Los Angeles, risalente a dicembre 2022. Questa mossa arriva circa due mesi dopo che i giudici hanno revocato la condanna nel caso #MeToo lo scorso 25 aprile.

Harvey Weinstein presenta un ricorso contro il caso per stupro di Los Angeles

Solo poche settimane dopo la decisione della Corte d’Appello di New York sul caso #MeToo, venerdì 7 giugno, i legali dell’ex produttore cinematografico, Harvey Weinstein, hanno presentato un ricorso per annullare una condanna separata per reati sessuali. Secondo quanto riporta NBC News, Weinstein chiede un nuovo processo.

Il 25 aprile, la Corte d’Appello di New York ha annullato la condanna per stupro di Harvey Weinstein del 2020, relativa a un caso #MeToo. La Corte ha stabilito che il giudice ha commesso un “errore cruciale” quando ha deciso di ascoltare le testimonianze di donne non coinvolte nel caso. Una volta considerato uno degli uomini più potenti del settore cinematografico, Weinstein era stato travolto da un’ondata di accuse nel 2017, dopo la nascita del movimento #MeToo. La decisione della Corte non modifica, infatti, le basi del movimento, poiché la sentenza ordinava l’apertura di un nuovo processo. Non è stata ancora fissata una data per questo processo.

Il caso per stupro del 2022

Weinstein continua a rimanere in carcere per il caso di stupro a Los Angeles. Una giuria lo aveva ritenuto colpevole di stupro e di altri due capi di imputazione per aver aggredito sessualmente una donna conosciuta come Jane Doe 1. L’ex magnate dei media era stato condannato a 16 anni di carcere nel dicembre del 2022. Questa condanna era arrivata circa tre anni dopo il verdetto del caso #MeToo. I legali di Weinstein sostengono che le accuse rivolte contro di lui siano false.

Secondo NBC News, fonti vicine a Weinstein ritengono che ci sia un caso solido a suo favore, sostenendo che al momento della condanna esisteva un “sistema determinato a catturarlo a tutti i costi”. Questo sistema lo avrebbe condannato ingiustamente, senza dargli la possibilità di difendersi adeguatamente dalle accuse e quindi “violando il suo diritto a un giusto processo“.