Alcuni pappagalli sanno riprodurre la voce umana alla perfezione e sono quindi geneticamente predisposti a diventare dei gran chiacchieroni. La capacità di riprodurre versi e suoni va però allenata ed esistono una serie di trucchi e strategie per insegnare al proprio esemplare domestico a parlare.

Grazie a un organo particolare, chiamato siringe, i pappagalli modulano il flusso d’aria che passa attraverso la trachea e riescono così a emettere una gamma considerevole di vibrazioni, come vocalizzazioni e gorgheggi. Solo in alcune specie, però, questa capacità si spinge fino a riprodurre imitazioni fedeli di suoni e di melodie.

Come insegnare al pappagallo a parlare?

In primo luogo, per insegnare al proprio pappagallo a riprodurre la voce umana bisogna aver instaurato un buon legame con il volatile: solo quando il pennuto avrà familiarizzato con il suo umano di riferimento e con l’ambiente casalingo, allora si potrà iniziare il suo training volto alla loquacità.

Creato un ambiente propizio all’apprendimento, il secondo step è proporgli poche parole brevi, come il classico “ciao” oppure “cucù”, pronunciate scandendo bene le lettere e con un tono alto e sonoro, in modo da destare la sua curiosità.

L’elemento determinate per far parlare il pappagallo è la ripetizione: quando comprendete tramite l’osservazione che la bestiola reagisce a una determinata parola con movimenti vivaci o prova già ad emettere qualche suono, allora bisogna spingere su quel termine, ripetendolo molte volte.

Procedete con pazienza e costanza, insegnandogli un termine alla volta. Quando il pappagallo pronuncia esattamente la parola, allora è arrivato il momento di gratificarlo con elogi e coccole. Evitate però di dargli dei premi in cibo, altrimenti si verrà a creare un’aspettativa costante di essere alimentato ogni volta che “chiacchiera”.

Dopo avergli insegnato un certo numero di parole e quando il pappagallo ha compreso che l’emissione di suono collegata alla parola proposta comporta un gratificazione in termini di affettuosità, allora si può procedere a insegnargli piccole frasi.

L’apprendimento può iniziare a partire dai 4 mesi di età, anche se non è raro che il pappagallo cominci a riprodurre suoni già da prima, essendo un’abilità impressa nel suo DNA. Molti pappagalli, poi, si dedicheranno a riprodurre i classici suoni che si sentono in casa, come lo squillo del telefono o del citofono, i bip del forno o del timer, creando un universo esilarante di richiami.

Se volete insegnare al pennuto a riprodurre anche delle musiche o delle canzoni, ricordatevi di proporre sempre la stessa melodia o le medesime strofe, possibilmente cantate dalla stessa persona o utilizzando la stessa registrazione. Questo tipo di training può essere iniziato puntando anche alla ripetizione di semplici fischi.

In quanto tempo un pappagallo impara a parlare?

II tempi necessari per far emettere i giusti suoni al pappagallo variano a seconda della specie ma anche dell’indole della bestiola. Dunque, bisognerà contenere le aspettative e avere molta pazienza, lasciando al pennuto la libertà di ripetere le parole proposte al momento opportuno.

Prima di inziare le “lezioni” al pappagallo, bisogna sapere che non tutti gli esemplari possono rispodurre la voce umana. Quindi, se state pensando di comprarne uno con la speranza di farne il vostro nuovo interlocutore, sappiate che solo alcune specie di pappagallo sono “parlanti” (Cenerino, Amazzone, Conuro del sole, Cacatua, Ara ararauna, Ecletto) e quindi è bene informarsi prima dell’acquisto.

Inoltre, si potrebbe verificare anche l’ipotesi che il vostro pappagallo non parli mai o lo faccia addirittura dopo anni, quindi preparatevi a cocenti delusioni in quanto si tratta di un animale imprevedibile, delle volte anche molto cocciuto.

I pappagalli sono anche uccelli intelligenti, socievoli e affettuosi: vanno accolti in famiglia con tutte le loro particolarità e mai considerati degli esemplari da intrattenimento. Inoltre, il loro splendido piumaggio e la vivacità li rendono degli animali da compagnia davvero unici, da amare e rispettare.

Foto di Kadir Akman