Tra pochi giorni sarà trascorso un anno dalla scomparsa della piccola Kata, la bambina di origini peruviane avvistata per l’ultima volta nel cortile dell’ex hotel Astor di Firenze, all’epoca occupato abusivamente. Le indagini proseguono senza sosta e si concentrano, in particolare, su quattro piste: lo ha reso noto, stando a quanto riporta l’Agi, il procuratore capo Filippo Spiezia.

Un anno fa la scomparsa della piccola Kata a Firenze: ecco a che punto sono le indagini

Traffico di droga, racket delle stanze dell’ex hotel occupato, scambio di persona, possibili abusi a sfondo sessuale. Sono queste le piste che gli inquirenti starebbero privilegiando per arrivare alla piccola Kata, avvistata per l’ultima volta il 10 giugno dello scorso anno nel cortile dell’edificio occupato di via Maragliano, a Firenze, dove viveva insieme alla sua famiglia.

A riportarlo è l’Agi, che cita le parole del procuratore capo Filippo Spiezia a tre giorni dal doloroso anniversario della scomparsa della bambina. In un anno è stato fatto molto. “Le indagini non sono mai state interrotte” e hanno preso in considerazione, secondo Spiezia, piste nuove e già vagliate. “Sono state avviate tecniche investigative avanzate per trovare tracce e prove necessarie per il completamento del lavoro”, ha spiegato.

Aggiungendo che c’è “la conferma che la rete di videocamere che circonda l’hotel Astor aveva un buco dall’osservazione delle videocamere”. Buco di cui evidentemente i rapitori della piccola devono essersi serviti per portarla via senza essere notati. Che avessero programmato nel dettaglio l’agguato sembra essere ormai cosa certa. A dover essere ricostruito è il movente.

Gli indagati sono due, lo zio materno Abel (che è finito nel mirino degli inquirenti anche nell’ambito di un procedimento parallelo) e quello paterno, Marlon. Di altre persone le posizioni sono state, invece, archiviate.

Gli sviluppi della vicenda potrebbero esserci a breve, ma dipenderanno dal punto che faremo rispetto alle altre consultazioni che avremo con chi indaga con noi. Ci siamo dati un appuntamento a inizio estate,

ha dichiarato ancora il procuratore.

Che fine ha fatto la bambina di origine peruviana?

Kata è stata cercata dappertutto, sia dentro che fuori l’hotel, anche con l’aiuto dei “cacciatori di Calabria“, i membri dell’Arma specializzati nella ricerca dei latitanti: di lei, però, non ci sono tracce. Le ipotesi su dove possa essere finita sono molte, come molte sono le motivazioni che potrebbero aver spinto qualcuno a prenderla.

In mancanza di riscontri ogni ipotesi resta valida. La speranza dei genitori della bambina è che sia viva. Fu la mamma, tornando dal lavoro, a rendersi conto della sua assenza dopo averla affidata allo zio e a denunciarne la scomparsa; il papà all’epoca era detenuto a Sollicciano.

In un anno entrambi hanno lanciato molti appelli, chiedendo a coloro che potrebbero aver visto qualcosa di farsi avanti e parlare per il bene della bambina. Quando scomparve, il 10 giugno 2023, era pieno giorno: è impossibile, secondo loro, che qualcuno non si sia reso conto dell’accaduto.

Lo dicevano anche gli avvocati che li assistevano nelle prime fasi delle indagini, Filippo Zanasi e Sharon Matteoni, che nel frattempo hanno rinunciato al loro incarico. “Sono venute meno le condizioni che possono assicurare un benché minimo rapporto fiduciario con i nostri assistiti”, avevano spiegato in una nota.

Dov’è Kata?, ci si continua a chiedere. Qualcuno ne sa qualcosa? La sua storia ricorda a molti quella della piccola Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 e mai ritrovata nonostante gli ingenti sforzi della famiglia e delle autorità.