Oggi, 7 giugno, si è tenuta a Frosinone una nuova udienza del processo che vede imputati Roberto e Mattia Toson per l’omicidio del 19enne Thomas Bricca, consumatosi ad Alatri la sera del 30 gennaio dello scorso anno. Per l’occasione padre e figlio si sono presentati per la prima volta in tribunale, assistendo all’audizione dell’ex fidanzata del 22enne e della madre.

Omicidio Thomas Bricca, nuova udienza del processo a carico dei Toson oggi a Frosinone

Fu la ragazza, di nome Beatrice, a smontare, davanti ai carabinieri, l’alibi dell’ex fidanzato Mattia Toson, raccontando che la sera del 30 gennaio 2023 il giovane, con cui aveva appuntamento per una cena di compleanno, si presentò in ritardo a casa sua, fornendole risposte vaghe per giustificarsi.

Fu lei anche a scoprire la presenza di un casco bianco, poi sparito, all’interno del bagagliaio della sua auto, quella sera: secondo la Procura si trattava dello stesso che il 22enne aveva indossato quando, arrivando a bordo dello scooter T-Max guidato dal padre (e mai ritrovato) nei pressi di via Liberio, al girone di Alatri, estrasse una pistola e sparò al 19enne Thomas Bricca dopo averlo scambiato per l’amico Omar a causa del suo giubbino bianco.

La sua testimonianza, dunque, è di cruciale importanza. Come lo è quella della madre, che avrebbe confermato, di fatto, la sua versione, secondo cui quella sera il 22enne imputato arrivò tardi a prenderla, dopo che lei aveva provato a chiamarlo diverse volte, senza successo, per chiedergli dove fosse. Lo riporta il quotidiano locale Tg24 Info, secondo cui, nel corso dell’udienza, non sarebbero mancati momenti di tensione.

Padre e figlio erano presenti per la prima volta in tribunale: finora non avevano mai lasciato le strutture in cui sono reclusi (la scorsa volta partecipando in video-collegamento all’udienza). Al loro arrivo, secondo Frosinone News, si sarebbero salutati baciandosi. Fin dall’inizio della vicenda si dichiarano estranei ai fatti.

La ricostruzione del delitto

La Procura è convinta che Roberto, 48 anni, si trovasse alla guida dello scooter da cui partì il colpo che prese Thomas Bricca alla testa e lo uccise e che a spararlo fu il figlio Mattia, che era, oltretutto, un “abile tiratore”.

Fino a due giorni prima dell’omicidio andò al Poligono; secondo il luogotenente Gianluca Marchetti, che è anche istruttore di tiro – e che insieme ai colleghi ha visionato alcuni video che riprendono il giovane nell’atto di sparare – era in grado di colpire con “estrema rapidità i bersagli” anche a distanze elevate.

Lo riportava il Messaggero a margine dell’ultima udienza, mettendo in evidenza come – alla luce delle sue dichiarazioni – si potesse pensare che quando mirò Bricca (pensando che fosse l’amico) Toson lo fece mettendo in conto di ucciderlo.

Insieme al padre è accusato di omicidio volontario premeditato e rischia, quindi, l’ergastolo: l’ipotesi è che volessero vendicarsi per il pestaggio che un loro familiare aveva subito qualche giorno prima nell’ambito di una serie di risse verificatesi – secondo Omar, il giovane scampato all’agguato – per motivi razziali e secondo altri per motivi di droga.

I familiari della vittima si aspettano giustizia. “Siamo convinti fin dall’inizio che siano colpevoli, che siano loro gli autori dell’omicidio”, ci aveva rivelato lo zio Lorenzo Sabellico in un’intervista. E aveva aggiunto:

Hanno scelto la strada più orribile che potessero scegliere: avrebbero potuto almeno ammettere le proprie colpe, invece sono rimasti fermi sulle loro posizioni, prendendosi beffa della comunità e del dolore della nostra famiglia. La dice lunga sulla loro pericolosità sociale e sul fatto che, almeno a mio modesto parere, siano irrecuperabili.