Il telefono di Patrizia Cormos “funziona ancora”: stando a quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbe stato recuperato all’interno della borsetta della 20enne morta nella piena del fiume Natisone a Premariacco, perché, grazie alla sua impermeabilità, avrebbe continuato a squillare anche in acqua. Il suo contenuto potrebbe ora aiutare gli inquirenti a rispondere ad alcuni degli interrogativi che ruotano attorno alla tragedia.

Cosa non torna sulla tragedia del Natisone e perché il ritrovamento del telefono di Patrizia Cormos è importante

Passando al setaccio le foto, i video e i messaggi contenuti nel dispositivo si potrebbe riuscire a ricostruire la dinamica di quanto accaduto lo scorso 31 maggio. “Ci siamo affidati al nostro laboratorio informatico”, ha spiegato il procuratore Massimo Lia al Corriere della Sera, che riporta la notizia del ritrovamento del telefono di Patrizia ancora funzionante tra alcune rocce vicine all’argine del fiume Natisone.

Sarebbe stata la 20enne, il giorno della piena, a dare l’allarme, chiamando il 112 per ben quattro volte. Ascoltando le telefonate da lei inoltrate, gli inquirenti potranno capire dopo quanto tempo la macchina dei soccorsi sia stata attivata e fugare ogni dubbio circa eventuali omissioni che, se evitate, avrebbero potuto salvare la vita della ragazza e dei suoi amici, di cui uno ancora risulta disperso.

Il suo nome è Cristian Molnar: da giorni i volontari lo stanno cercando senza sosta, davanti agli occhi del fratello giunto apposta in Italia dopo la tragedia. La fidanzata, Bianca Doros, è già stata salutata insieme all’altra ragazza: entrambe, nella camera ardente, sono state vestite da sposa secondo le tradizioni della Romania, loro paese d’origine.

Cosa è successo a Premariacco? La ricostruzione

Per fare luce sul caso, negli scorsi giorni la Procura di Udine ha deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti. Intanto sulla stampa si parla dell’idea dei cittadini di Premariacco di far realizzare una statua che immortali per sempre l’abbraccio in cui i tre ragazzi il giorno della piena si sono stretti per provare a sfidare la forza dell’acqua.

“Leggerete una mia proposta […] ma prima dobbiamo portare a Radu suo fratello Cristian”, ha scritto sui social il sindaco Michele De Sabata a tal proposito, aggiungendo: “Ieri ho visto occhi stanchi ma più feroci di sempre, speriamo che oggi lo trovino”. Uno dei nodi irrisolti della vicenda riguarda proprio il ruolo del giovane, che – secondo quanto dichiarato dal primo cittadino al Tgr – sarebbe stato “convinto” a restare sull’isolotto del fiume da chi non sapeva nuotare.

Erano in tre, quel giorno: si erano dati appuntamento per trascorrere del tempo insieme sperando in una bella giornata di sole quando, dopo aver raggiunto il lungofiume, sarebbero stati sorpresi in breve tempo, neanche mezz’ora, dalla piena. In un video diventato virale sul web si vede esattamente il momento in cui vengono spinti tra la melma dalla corrente, uno ad uno, disperdendosi.

Tre famiglie distrutte

Appena un attimo dopo i soccorritori – che da tempo erano impegnati sul posto – sarebbero riusciti a raggiungerli. Patrizia aveva appena dato un esame all’Accademia delle Belle Arti; la madre ha raccontato ai giornalisti che l’aveva chiamata dicendole che sarebbe andata a fare una passeggiata insieme all’amica e al fidanzato. Non poteva sapere cosa sarebbe accaduto. “Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Nessuno”, ha dichiarato ai microfoni del Messaggero Veneto.