Riot Platforms, un importante minatore di Bitcoin, ha presentato un’offerta di acquisizione ostile per Bitfarms, una società canadese di operante nello stesso settore, di cui è già azionista. La cifra offerta per condurre in porto l’operazione è pari a 950 milioni di dollari. Un buyout il quale rappresenta un premio del 24% ove raffrontato al prezzo medio mensile delle azioni di Bitfarms ponderato in base al volume, al 24 maggio 2024.

Mining di criptovalute: Riot Platforms è nel pieno di una scalata ostile a Bitfarms

Riot Platforms è già il maggiore azionista di Bitfarms, detenendone una quota del 9,25%. Le sue intenzioni erano già state esplicitate il passato 22 di aprile, quando si era rivolta al consiglio di amministrazione di Bitfarms con un’offerta privata.

La risposta di Bitfarms era però stata negativa. Una risposta la quale, però, non ha scoraggiato Riot Platforms, che ha deciso di procedere con un’OPA ostile. L’offerta pubblica di acquisto prevede un mix tra contanti e azioni ordinarie. Nel caso in cui andasse in porto, gli azionisti di Bitfarms si ritroverebbero a detenere circa il 17% della nuova entità risultante dalla fusione.

La tempistica dell’offerta di Riot va a coincidere con un periodo di transizione e turbolenza all’interno del management di Bitfarms. La società, infatti, si trova a fare i conti con l’uscita di scena di Geoffrey Morphy, l’ex amministratore delegato. Il suo licenziamento è avvenuto nel passato mese di maggio, nel corso di una controversia legale.

I dubbi su Bitfarms

Proprio la brusca uscita di scena di Morphy e la successiva causa da lui promossa contro Bitfarms, per violazione del contratto e licenziamento illegittimo, hanno sollevato forti interrogativi sulla stabilità della leadership dell’azienda e sulle pratiche di governance adottate.

Riot Platforms ha colto al volo l’occasione che si andava prospettando. Per sfruttare gli sviluppi di quanto stava accadendo, ha affermato che alcuni amministratori, tra cui i cofondatori di Bitfarms Nicolas Bonta ed Emiliano Grodzki, potrebbero non agire nel migliore interesse degli azionisti.

Proprio per bypassare questa situazione, si è quindi impegnata a spingere per l’aggiunta di nuovi amministratori indipendenti al consiglio di Bitfarms. Lo strumento per farlo è la convocazione di un’assemblea speciale degli azionisti prevista dopo l’assemblea generale e straordinaria annuale della società, che si è svolta il 31 maggio.

Risultati non aderenti alle aspettative

A rendere possibile il tentativo di acquisizione da parte di Riot Platforms sono stati, in particolare, i deludenti risultati di Bitfarms. Nel corso di aprile, infatti, nonostante un costoso aggiornamento tecnico, gli utili sono scesi del 29% su base annua.

Il tutto mentre gli analisti si attendevano risultati migliori, in un momento in cui il settore del mining di criptovalute stava dando addio al crypto winter e in corrispondenza dell’halving di Bitcoin. Risultati i quali hanno contribuito alla sua evidente vulnerabilità.

A renderli ancora più deludenti il raffronto con i risultati evidenziati da Riot Platforms. In questo caso, infatti, si è registrato un aumento del 131% dell’utile netto nel primo trimestre del 2024, portandolo a quota 211 milioni di dollari. Un dato che non sembra possibile ignorare, da parte degli azionisti di Bitfarms.

Si prospetta il maggior minatore BTC quotato in borsa

Nel caso in cui l’operazione andasse in porto, ne conseguirebbe la formazione di una nuova entità di grande rilievo. Ovvero il più grande minatore di Bitcoin quotato in borsa, tale da vantare significative capacità di auto-estrazione e di energia.

Da parte sua, Riot Platforms sarebbe intenzionata a sfruttare questa maggiore scala ed efficienza operativa per riuscire a conseguire maggior valore per gli azionisti. E, per tale via, rafforzare in maniera estremamente significativa la propria posizione in un settore come quello del mining di criptovalute il quale sta andando incontro a grandi trasformazioni.