Si terrà oggi, giovedì 6 giugno, alle ore 13.45, il funerale di Giada Zanola, la 33enne morta dopo essere precipitata da un cavalcavia dell’A4 nei pressi di Vigonza, nel Padovano, lo scorso 29 maggio. L’ex compagno Andrea Favero, accusato di averla spinta giù, facendola cadere sulla carreggiata, al culmine di una lite, resta, intanto, in carcere.
Oggi nel Bresciano il funerale di Giada Zanola, morta precipitando da un cavalcavia a Vigonza
In tantissimi si recheranno a Folzano, un quartiere del comune di Brescia, per dire addio alla 33enne. “Per desiderio dei familiari”, all’interno della chiesa scelta per le esequie, quella di San Silvestro, non saranno ammessi “gli operatori della comunicazione”. Lo fanno sapere i quotidiani locali citando una nota diffusa dalla Diocesi bresciana.
A celebrare la messa sarà, secondo Brescia Oggi, don Sergio Contessi. Non è escluso – sempre secondo il giornale – che possano essere presenti anche i genitori di Andrea Favero, finito in carcere con l’accusa di aver ucciso l’ex compagna spingendola da un cavalcavia dell’A4, nei pressi di Vigonza. “Ci piacerebbe andare, ma valuteremo”, hanno risposto ai cronisti che li hanno intercettati fuori dall’abitazione della coppia lo scorso lunedì.
“Se Andrea ha sbagliato è giusto che paghi”, ha aggiunto il padre. Al momento il 39enne è accusato di omicidio volontario. I fatti risalgono al 29 maggio scorso. Dopo aver provato a depistare le indagini, inviando alla 33enne un messaggio in cui le chiedeva se fosse uscita per andare a lavoro (per far credere che si fosse allontanata mentre lui e il bambino che avevano avuto insieme dormivano, per poi togliersi la vita), Favero avrebbe ammesso – di fronte ai carabinieri, in assenza di un avvocato difensore – di aver alzato Giada Zanola di peso e di averla buttata di sotto al culmine di una lite.
Davanti al gip e al pm è invece rimasto in silenzio; si aspettano, per maggiori risposte, gli esiti della perizia informatica che sta interessando il suo telefono e il suo pc (quello della vittima non è stato ritrovato). L’obiettivo è ricostruire gli attimi precedenti all’omicidio della donna, che a Vigonza e non solo ha sconvolto tutti.
Cosa è emerso dall’autopsia
L’autopsia eseguita negli scorsi giorni dal medico-legale incaricato dalla Procura ha escluso la presenza, sul suo corpo, di segni di strangolamento o ferite da arma da taglio. È probabile quindi che la donna fosse ancora viva quando è stata gettata al di là della ringhiera di circa due metri del cavalcavia.
Da chiarire se potesse essere stata drogata: da cosciente avrebbe sicuramente opposto resistenza, rendendo il tutto, per Favero, più difficoltoso. Sembra che da un po’, tra loro, i rapporti si fossero fatti tesi e le discussioni continue: l’uomo non avrebbe accettato la nuova relazione dell’ex compagna – che aveva annullato le loro nozze – e avrebbe temuto, secondo qualcuno, che potesse essere allontanato dal figlio.
Gli ementi da chiarire restano molti e chi indaga lo fa senza sosta, nel tentativo di ridare almeno un po’ di pace ai familiari della vittima. Tre giorni fa a Vigonza a migliaia si sono stretti attorno a loro nel corso di una silenziosa fiaccolata. Tra i presenti c’era anche Gino Cecchettin, padre della 22enne uccisa a Vigonovo, sempre in Veneto, lo scorso novembre.
L’ex fidanzato Filippo Turetta andrà a processo tra qualche mese: stando alle ricostruzioni, l’avrebbe uccisa perché incapace di accettare la fine della loro relazione. Un movente comune a molti casi di femminicidio.