La dermatite atopica, un’eczema cronico che colpisce spesso bambini e adolescenti, può essere influenzata da diversi fattori, tra cui genetica, ambiente e stile di vita. Tra questi ultimi, l’alimentazione gioca un ruolo importante.
Inaspettatamente, un consumo eccessivo di sodio può peggiorare i sintomi della dermatite atopica. Il sodio, infatti, può causare ritenzione idrica, che a sua volta può portare a gonfiore e prurito della pelle, intensificando l’infiammazione già presente.
Limitare il consumo di cibi salati, come salumi, formaggi stagionati, cibi in scatola e piatti pronti, può aiutare ad alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Nuovo studio svela un collegamento tra sodio e dermatite atopica
Un nuovo studio pubblicato oggi su JAMA Dermatology evidenzia un possibile legame tra consumo di sodio e rischio di sviluppare dermatite atopica. Lo studio ha inoltre riscontrato che livelli più alti di sodio sono collegati a una maggiore gravità dei sintomi.
Lo studio ha coinvolto quasi 216.000 persone e ha analizzato i livelli di sodio nelle urine in un unico momento per stimare l’assunzione abituale di sodio nella dieta.
L’analisi ha mostrato che i soggetti con livelli più alti di sodio urinario, indicativi di un maggiore consumo di esso nell’alimentazione, presentavano una maggiore probabilità di soffrire di dermatite atopica, con sintomi più gravi.
Perché un maggiore consumo di sodio peggiora i sintomi della dermatite atopica?
Un recente studio ha utilizzato i dati di 215.832 persone di età compresa tra i 37 e i 73 anni. Di questi, 10.839 avevano ricevuto una diagnosi di dermatite atopica.
I ricercatori hanno stimato l’escrezione urinaria di sodio nelle 24 ore analizzando campioni di urina spot (un singolo prelievo) e hanno utilizzato questo dato per valutare l’assunzione abituale di sodio nella dieta dei partecipanti.
L’analisi ha mostrato che un aumento di 1 grammo nell’escrezione stimata di sodio nelle 24 ore era associato a un aumento dell’11% della probabilità di avere la dermatite atopica.
È stato inoltre collegato a un aumento del 16% della probabilità di avere una dermatite atopica attiva e a un aumento dell’11% della probabilità di avere sintomi più gravi.
Per convalidare questo risultato, gli scienziati hanno analizzato anche i dati di oltre 13.000 partecipanti allo National Health and Nutrition Examination Survey. Hanno dimostrato che un aumento di 1 grammo al giorno di sodio nella dieta era associato a una probabilità del 22% più alta di avere dermatite atopica.
Qual è il collegamento tra il sale e il sistema immunitario
La dottoressa Katrina Abuabara, professore associato di dermatologia all’Università della California, San Francisco e co-autrice del nuovo studio, ha spiegato come l’assunzione di sodio e sale possa influenzare i sintomi della dermatite atopica e il sistema immunitario in generale.
“Si ipotizza che il sodio venga immagazzinato nella pelle per prevenire la perdita di acqua e possa aiutare a prevenire le infezioni. Tuttavia, può anche attivare le cellule del sistema immunitario, innescando alcuni percorsi infiammatori e rimuovendo i ‘freni’ da altri“, ha affermato Abuabara.
Questo studio è stato il primo passo grazie al quale si è dimostrata un’associazione tra sale alimentare e dermatite atopica in una vasta popolazione.
Come ridurre il sale nella propria dieta
Ecco alcuni consigli per ridurre il sale nella propria alimentazione:
- Cucina con spezie ed erbe aromatiche: per insaporire i piatti, prediligi spezie ed erbe aromatiche al posto del sale.
- Controlla le etichette: verifica sempre il contenuto di sodio nelle etichette dei prodotti alimentari. Le linee guida dietetiche statunitensi raccomandano di non superare i 2,3 g di sodio al giorno (equivalenti a 5,75 g di sale).
- Porzioni moderate: se proprio non riesci a resistere a cibi salati, limitane le porzioni.
- Scegli versioni a basso contenuto di sodio: quando possibile, opta per versioni a basso contenuto di sodio di alcuni alimenti (come brodo vegetale o cereali).
- Scatole di tonno al naturale: acquista cibi in scatola conservati in acqua invece che in salamoia.
- Cibi freschi: prediligi frutta e verdura fresche al posto di snack salati.
Il problema non è tanto il sale che viene utilizzato quando si cucina, ma piuttosto il sale presente in cibi ultra-processati, confezionati o da fast food. Ridurre il consumo di questi alimenti potrebbe fare una reale differenza sul tuo apporto complessivo di sodio.
Un eccesso di sale può portare a morte prematura
Un consumo eccessivo di sale è una delle principali cause di malattie croniche e mortalità precoce. Il sale, principale fonte di sodio, è legato a gravi patologie come malattie cardiovascolari, cerebrali, diabete e tumori. Anche durante altre emergenze sanitarie, come la pandemia da Covid-19, l’eccesso di sale ha contribuito ai decessi registrati.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione a livello globale ed europeo, il consumo medio di sale in Europa rimane superiore ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) lavora per informare i cittadini sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari e cerebrali tramite iniziative come il ‘Progetto Cuore’.
Tuttavia, la consapevolezza dei danni derivanti dall’eccessivo consumo di sale è ancora scarsa. Sono necessarie ulteriori azioni per migliorare le informazioni nutrizionali e incentivare la produzione di cibi più salutari tramite sistemi di etichettatura sui prodotti.
Negli ultimi decenni, il consumo medio di sale è aumentato da 1-1,5 grammi al giorno a picchi di 8-12 grammi, con valori di oltre 6 grammi nei bambini, e aumenta con l’età. Ridurre drasticamente l’uso di sale è essenziale per prevenire problemi di salute associati.