Chi ha ucciso il 18enne Willy Branchi a Goro, nel Ferrarese, nel settembre del 1988? Una risposta, dopo tanti anni, potrebbe arrivare dalla lettera anonima mostratata ieri in esclusiva dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”, indirizzata al fratello del giovane, Luca. Ecco cosa c’è scritto e perché è importante.
Chi ha ucciso Willy Branchi? Una lettera anonima punta il dito contro “un giovane veneto”
Luca, so che è passato un sacco di tempo. Logicamente, dirai, potevi farti vivo prima, ma non credevo che questa maledetta cosa andasse così per le lunghe.
Inizia così la missiva che qualcuno ha fatto ritrovare al fratello di Willy Branchi nella cassetta della posta. Chi scrive, probabilmente un uomo, sembra sapere molte cose sul caso del ragazzo trovato morto all’età di 18 anni nel 1988 lungo l’argine del fiume Po a Goro, nel Ferrarese. E fa subito riferimento, nel testo, ad un certo Forzati.
Ci si è scagliati su di lui solamente perché non hanno voluto indagare più a fondo, tralasciando altre piste. Giuro che non sono legato da parentele al Forzati. In quel periodo io lavoravo a Goro,
spiega. “Il Fozati” è Valeriano Forzati, l’ultimo ad aver visto Willy, finito a processo e poi assolto dall’accusa di averlo ucciso. Non è tutto. L’anonimo racconta infatti di sapere, per certo, che “i carabinieri, un paio di giorni dopo il fatto, hanno avuto per le mani l’assassino” del ragazzo.
Si riferisce, in particolare, a un “giovane veneto” che “in pieno inverno”, in quel periodo, fu “trovato che dormiva su un peschereccio, completamente fuori di testa e mezzo congelato”. Una persona che si aggirava spesso in paese alla ricerca di droga.
Elementi che avrebbero già trovato un riscontro. Resta da capire come l’autore della lettera ne sia venuto a conoscenza: l’appello lanciato nel corso dell’ultima puntata della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” è per lui, affinché si faccia avanti. “Se è così sicuro, che dica magari anche qualcos’altro. Magari con un piccolo aiuto gli inquirenti arrivano più lontano”, ha dichiarato il fratello di Willy ai microfoni del programma condotto da Federica Sciarelli.
L’omicidio del 18enne a Goro, nel Ferrarese
Willy, all’anagrafe “Vilfrido”, fu trovato morto la mattina del 30 settembre del 1988 lungo l’argine del fiume Po, nei pressi di Goro: era completamente nudo, il suo corpo martoriato. L’autopsia stabilì che era stato pestato a sangue e poi colpito al volto con una pistola da macello, di quelle che si usano per abbattere i maiali.
Nel mirino degli inquirenti finì, appunto, Forzati, che in zona veniva chiamato “il Collonello”; l’uomo fu arrestato, finì a processo con l’accusa di omicidio e fu poi assolto per mancanza di prove. Secondo molti fu solo “un capro espiatorio”. Nel corso degli anni sulla causa della morte di Willy sono state avanzate diverse ipotesi.
Una delle tante è che possa essere stato vittima di un giro di pedofili, ma non si può escludere nulla. Neanche che avesse visto qualcosa e che qualcuno abbia poi deciso di fargliela pagare, per evitare che parlasse, che rivelasse cose. La speranza del fratello, Luca, è di riuscire ad arrivare alla verità.
Ce ne aveva parlato l’avvocato che lo assiste nella sua battaglia, Simone Bianchi, dicendoci di “essere orgoglioso di rappresentare una famiglia che per oltre trent’anni non ha mai mollato un attimo, ha sempre cercato giusitizia e ancora oggi è qui che la chiede”.