La fecondazione in vitro, tecnica di procreazione assistita anche nota come FIV, è regolamentata in Italia dalle legge n. 40 del 19 febbraio 2004. Il quadro legislativo prevede specifici limiti di accesso per le coppie che devono presentare alcune caratteristiche fondamentali.

Tra questi anche l’età della donna. Inoltre, nella maggior parte dei casi di tratta di una prestazione a pagamento che non può essere rimborsata dal SSN. Vediamo quindi quali sono le condizioni per usufruirne, prezzi, requisiti e dove farla.

Fecondazione in vitro: come funziona in Italia

Fecondazione in vitro, come è regolamentata in Italia? La procedura è considerata una tra le procreazioni medicalmente assistite disponibili, in particolare detta di II livello. Cioè che non avviene direttamente all’interno dell’utero della donna, ma in una provetta in laboratorio.

Una tecnica che permette di concepire un figlio anche per le coppie in cui ci sono problemi di infertilità e sterilità confermati da opportune diagnosi. Questi percorsi al momento nei centri nazionali che li offrono, sono riservati esclusivamente alle coppie eterosessuali. Inoltre non sono previsti per single. Le vie per l’accesso sono tre, quella della sanità pubblica, quella privata e quella dei centri convenzionati.

La scelta di dove fare la FIV influisce molto sul totale del costo che bisognerà affrontare. Oltre a questo un altro fattore importante per il prezzo è quello della complessità dell’operazione, che farà aumentare i costi di tutte le prestazioni. 


Costi

I costi della procreazione assistita e più in particolare della fecondazione in vitro, variano sensibilmente a seconda dei casi e in base alla struttura scelta dalla coppia. Ovviamente andranno considerati anche i prezzi di tutti i test di laboratorio, analisi, farmaci, monitoraggi e diagnosi preimpianto. Pertanto è bene chiedere sempre preventivi accurati prima di decidere di iniziare il trattamento.

Se si sceglie di utilizzare il servizio sanitario nazionale vanno considerati costi inferiori, perchè una parte potrebbe essere rimborsabile. Tuttavia, le tempistiche sono molto lunghe perchè i centri sono pochi e concentrati solo in alcune regioni, prevalentemente al Nord. Inoltre, il servizio pubblico offre, dietro pagamento di ticket soltanto un numero limitato di tentativi, anche questo stabilito in base ai regolamenti delle singole regioni. Il ticket in questo caso è di circa 1500 euro se la procedura è eterologa, mentre il governo ha stabilito che per l’omologa non sarà più necessario pagare.

Per il privato invece il discorso cambia, e i principali centri offrono trattamenti con costi che sono variabili. Vanno dai 3mila / 5mila euro fino a 12mila euro per singolo ciclo. A seconda del tipo di fecondazione se omologa o eterologa.  


Requisiti e limiti

La fecondazione in vitro in Italia è consentita alle coppie maggiorenni di sesso diverso, conviventi o sposate, che abbiano problemi di fertilità o sterilità. Queste condizioni devono essere certificate dal medico, perchè la soluzione dovrebbe essere l’unica alternativa al problema.

Quindi significa che non è consentito nè per single nè per omosessuali, inoltre è vietato l’utilizzo del seme del padre post mortem. Il limite di età consigliato per la donna è di 50 anni. Se si ricorre all’uso di donatori esterni ci sono anche regole rigide per i requisiti degli stessi

Per l’età, se maschi tra i 18 e i 40 anni, e per le femmine tra i 20 e i 35. Le cliniche all’estero offrono sicuramente pratiche molto più accessibili, a volte anche in termini di costi. Per questo motivo si stima che ogni anno almeno 3mila coppie italiane si recano all’estero per ricevere questo trattamento. 


I rischi della procreazione assistita

Tra i maggiori rischi della procedura di fecondazione in vitro, ci sono quelli di un mancato trasferimento degli embrioni per mancanza di risposta delle ovaie alla stimolazione. O al contrario la sindrome da iperstimolazione ovarica, anche se attualmente molto rara. 

Sporadicamente invece potrebbero comparire complicazioni legate al rischio della procedura chirurgica, come emorragie o infezioni. Per quanto riguarda il feto invece non sono da escludere, come nelle gravidanze naturali, i rischi di malformazioni o malattie genetiche.

Perchè la procreazione assistita non può essere utilizzata a fini eugenetici, cioè per migliorare le condizioni di salute e anomalie cromosomiche del feto, ma si può solo intervenire con una diagnosi preimpianto.