“Dove mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone è un racconto autobiografico che ripercorre, passo dopo passo, tutte le tappe che hanno condotto l’autrice a conoscere gli avvenimenti legati alla propria nascita, e al successivo abbandono. Un’opera snella, ben costruita e fornita di numerosi dettagli.

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone: un dialogo tra chi legge e chi racconta

Il lettore viene posto come interlocutore principale e l’opera si sviluppa come una sorta di dialogo tra chi legge e chi racconta. Dopo aver svolto numerose indagini, Maria Grazia Calandrone mette insieme tutte le informazioni raccolte e, una volta ricostruito il puzzle, lo mostra ed espone in ogni minimo dettaglio. La storia di una giornalista capace di cimentarsi nella scrittura di opere letterarie, complesse e toccanti, come quella di cui parliamo oggi.

Un’opera diversa dalle solite

Non è possibile considerare questa come una lettura disimpegnata per svuotare la mente. La portata stessa della tematica scelta ci mette di fronte a un testo denso che richiede un livello di attenzione, e concentrazione, tale da permetterci di apprezzarlo nella sua essenza. Si tratta di un libro completo, ricco di spunti e punti di vista interessanti, adatto per chi, per la prima volta, decide di allontanarsi dai soliti generi letterari. Un’occasione per approcciare a un’opera dal sapore diverso e caratteristico.

Finale toccante e coerente

Colpita dalla ricchezza di dettagli, e da come l’autrice abbia deciso di coinvolgere il lettore, non solo riportando i fatti, spiegando le proprie impressioni e sensazioni relative a ciascuna delle vicissitudini verificatesi prima, durante e dopo la propria nascita, sono soddisfatta dal finale: toccante e coerente con lo svolgimento del romanzo stesso.