Il quantitativo di Bitcoin detenuta dai minatori è diminuita a livelli che non si vedevano più da oltre 14 anni, ovvero da quanto l’icona crypto era all’inizio della sua avventura. Il dato è da tenere nella massima considerazione, in quanto il massiccio calo delle riserve minerarie viene a collocarsi in un momento in cui il mercato più ampio delle criptovalute sta assistendo a un aumento dell’interesse istituzionale e a una crescente adozione mainstream.

Proprio in considerazione di quanto sta accadendo, non sembra azzardato pensare alla possibilità di una forte crescita del prezzo di BTC nel corso delle prossime settimane. Almeno questa è la conclusione che suggerisce la visione dei dati pubblicati dalla società di analisi on-chain CryptoQuant.

Bitcoin: le riserve detenute dai minatori sono crollate ai minimi storici

Il rapporto elaborato da CryptoQuant non lascia molto spazio ai dubbi: le riserve minerarie di Bitcoin sono praticamente ai minimi storici. Per rintracciare un dato simile, infatti, occorre andare a ritroso nel tempo e arrivare agli albori di BTC.

Ovvero a quanto Satoshi Nakamoto stava ancora lavorando per rifinire le basi del suo allora futuristico progetto e il concetto di Altcoin era praticamente sconosciuto. Dal 2010, però, è passata molta acqua sotto i ponti. E, soprattutto, i token che sono stati minati hanno quasi raggiunto il numero di 19 milioni.

Considerato che la difficoltà del mining continua ad aumentare, i minatori sono incentivati ​​a cedere una parte delle loro partecipazioni nel preciso intento di sostenere le proprie operazioni. Il denaro ricavato per questa via viene in seguito reinvestito in hardware più efficiente da destinare al conio delle nuove monete virtuali. Quelle da vendere per sostenere gli investimenti, però, sono sempre di meno.

Bitcoin: cosa prefigura l’analisi di CryptoQuant?

La quantità sempre minore di Bitcoin nelle riserve dei minatori rappresenta un dato molto importante. Di cui dovrebbe senz’altro tenere in conto chi fa trading di criptovalute. Questo dato, infatti, si va ad assommare ad altri che sono già stati oggetto di discussione, nelle passate settimane.

Il primo di essi è quello rivelato da un rapporto pubblicato dall’exchange crypto Bybit, relativo al fatto che le riserve di Bitcoin presenti all’interno dei wallet sono sempre più asciutte. Tanto che potrebbero prosciugarsi del tutto nell’arco di nove mesi, ovvero in corrispondenza dell’affacciarsi del nuovo anno.

C’è anche un altro rapporto da prendere in attenta visione. Si tratta di quello che è stato pubblicato da un altro exchange, stavolta Bitfinex, secondo il quale il calo del valore di BTC da marzo è stato probabilmente guidato dai detentori a lungo termine che hanno venduto le loro scorte.

Una tendenza la quale, però, sembra si sia fermata, almeno stando ai dati desunti dai dati blockchain. In pratica, gli investitori sarebbero nuovamente passati alla modalità di accumulazione. Una tendenza dimostrata proprio dalla ripresa fatta registrare dal token negli ultimi giorni.

Mentre una precedente analisi di CryptoQuant affermava a sua volta che il 50% della fornitura di Bitcoin a lungo termine era “inattiva”. Cosa significa questo dato? In pratica che non si stanno registrando movimenti o mutamenti nelle partecipazioni tra i portafogli tracciati. Tale mancanza di attività sarebbe da considerare alla stregua di un segnale ben preciso sull’intenzione di accumulare token a lungo termine.

Si infittiscono i segnali di una forte crescita del prezzo dell’icona crypto

Se si mettono insieme tutti questi rapporti, come se si trattasse delle tessere di un puzzle, il risultato che sembra fuoriuscirne è assolutamente chiaro: BTC si approssima ad una nuova fase di intensa espansione.

Impressione la quale è del resto confermata da un altro report, rilasciato QCP Capital, con sede a Singapore. L’azienda ha infatti affermato che il sentimento del mercato resta “ostinatamente rialzista”. Il tutto in un momento in cui si intensifica l’attività di trading.

Naturalmente, i tanti rapporti segnalati hanno dato la stura a nuove rutilanti previsioni sul prezzo della creazione di Satoshi Nakamoto. Tra le quali si segnala quella di Chamath Palihapitiya, fondatore e CEO di Social Capital, secondo il quale BTC si appresta a toccare quota mezzo milione di dollari. A spingerlo su questi livelli l’adozione del token da parte di Paesi che potrebbero utilizzarlo come bene rifugio.