In attesa di leggere le motivazioni con cui i giudici della Corte d’Assise di Milano hanno condannato all’ergastolo Alessia Pifferi, la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di 18 mesi, abbandonandola in casa per sei giorni, la sorella della donna è intervenuta nella scorsa puntata di “Crimini e criminologia” su Cusano Italia Tv per dire la sua sulla vicenda.
Le dichiarazioni di Viviana Pifferi sulla sorella Alessia e la nipotina Diana
Rispondendo alle domande dei conduttori Fabio Camillacci e Gabriele Raho, Viviana Pifferi ha innanzitutto ripercorso il legame che la legava alla nipotina. “Vedevo Diana solo quando Alessia decideva di farmela vedere […]. Mia madre, prima della tragedia, la chiamava e la videochiamava tre volte al giorno, ma lei aveva sempre una bugia pronta per tutti”, ha dichiarato.
“È il motivo per cui non la chiamavo da più di un mese (quando la bambina morì, nell’estate del 2022, ndr), per l’ennesima bugia che mi aveva raccontato proprio su Diana. Quella volta le dissi: ‘Voglio stare vicino a te e alla bambina, voglio aiutarti ma se devi sempre mentirmi basta, non ci sto’. Mentiva a me come mentiva a mia mamma“, ha aggiunto.
“Quando le chiedeva di farle vedere la piccola le rispondeva una volta che stava dormendo, una volta che non stava bene, una volta che non voleva; spesso non rispondeva nemmeno alle chiamate. Fino a quella mattina. Le scrisse: ‘Stiamo rientrando a casa’, sostenendo di essere insieme alla bambina quando invece la bambina era a casa da sola”.
Il riferimento è a una specifica data, quella del 20 luglio di due anni fa: Pifferi si era allontanata dall’abitazione in cui viveva insieme alla piccola, a Milano, per ben sei giorni, lasciandola su un lettino da campeggio con un solo biberon di latte e dell’acqua come sostentamento, trovandola morta al suo ritorno. Alla madre – che insieme a Viviana si è costituita parte civile nel processo a suo carico – aveva detto di averla portata con sé; al compagno, che aveva raggiunto, che si trovava al mare con la nonna e la zia.
La condanna all’ergastolo in primo grado
Fatti per cui la 38enne è stata condannata al massimo della pena, l’ergastolo. “In carcere si dice depressa, sarei contenta se questa depressione fosse frutto di un suo reale pentimento: un grave senso di colpa per quello che ha fatto, ma non credo proprio. È depressa solo perché ha capito che non uscirà più dal carcere”, ha dichiarato ancora la sorella.
Secondo lei Alessia “poteva chiedere aiuto quando e come voleva, e invece non l’ha fatto”. “Non ci ha neanche chiamate nel momento in cui ha trovato Diana morta – ha detto -. Io e mia madre siamo state avvertite dai vicini di casa e siamo arrivate là alle quattro del pomeriggio, quando Alessia non c’era già più e stavano portando via il corpicino della mia povera nipotina in un sacco azzurro, come se fosse dell’immondizia”.
È una versione diversa rispetto a quella della 38enne, che ha più volte sostenuto di non essere mai stata aiutata. La sua difesa, rappresentata dall’avvocato Pontenani, pensa che quando abbandonò la bambina non fosse in sé perché affetta da “turbe psichiche e deficit cognitivi” e che quindi a sua volta non andava lasciata da sola. Dopo la lettura delle motivazioni farà ricorso in Appello e chiederà di sottoporre la donna a una nuova perizia psichiatrica (la prima l’ha giudicata capace di intendere e di volere).
La speranza della sorella è che la sentenza non cambi. “Penso che Diana debba avere giustizia fino all’ultimo grado di giudizio“, ha dichiarato. E ha poi concluso: “Io e mia madre siamo consapevoli che il nostro ergastolo non finirà mai; l’ergastolo lo abbiamo in casa, fisicamente, emotivamente, psicologicamente, in tutti i sensi”.
Il ricordo commosso della piccola Diana
In chiusura di puntata la donna ci ha poi tenuto a riservare un pensiero alla nipotina. “Diana è da ricordare per sempre – ha detto -. Aveva solo il diritto di crescere, di ridere e di giocare come tutti i bambini. Invece ha passato un anno e mezzo di battaglie: è nata prematura, ha fatto un mese in ospedale, poi è stata male un’altra volta, è finita in terapia intensiva e ce l’ha fatta ancora, era una guerriera. Purtroppo non ha resistito all’ultima follia della madre”.