Dopo lo scambio di accuse con il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, la premier Giorgia Meloni ha invocato la solidarietà del mondo femminile. Il motivo è presto detto: secondo il Presidente del Consiglio, De Luca si è preso la libertà di chiamarla “stronza” (il 16 febbraio scorso) perché è una donna. E, per questo, creduta una persona più debole. Fatto sta che questa solidarietà non è arrivata. Tag24 ne ha chiesto il motivo a Jennifer Guerra, giornalista e scrittrice classe 1995, molto seguita sui social e autrice già di ben quattro libri sul tema del femminismo, tant’è che l’ultimo suo lavoro, edito da Einaudi, si intitola “Il femminismo non è un brand”.
Perché le femministe non danno la solidarietà alla Meloni. La spiegazione della scrittrice Jennifer Guerra
Raggiunta da Tag24 all’indomani della polemica intercorsa tra la premier Giorgia Meloni e il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, Jennifer Guerra, giornalista e scrittrice molto impegnata proprio sul tema del femminismo, l’ha messa così: “Non è la prima volta che Giorgia Meloni lamenta la mancata solidarietà da parte del mondo femminista. E’ capitato, ad esempio, quando la ministra della famiglia Eugenia Roccella è stata contestata agli Stati Generali della natalità e lei aveva sostenuto che le era stata tolta la parola in quanto donna. Tuttavia, bisognerebbe sempre fare un distinguo a proposito della natura dell’attacco, della critica o anche dell’insulto che si riceve. Dare della “stronza”, naturalmente, non è una critica politica. Ma in questo caso io credo che non abbia a che fare nemmeno con il genere”.
Jennifer Guerra sullo scontro Meloni-De Luca: “Una questione femminile fuori luogo”
La questione femminile sollevata da Giorgia Meloni, quindi, secondo il punto di vista di Jennifer Guerra, è fuori luogo: “E’ evidente che le donne siano giudicate più severamente e non con gli stessi standard degli uomini anche in politica. Del resto, essere attaccata in quanto donna è capitato anche alla Meloni quando un docente universitario le diede della scrofa. In quel caso, la solidarietà c’è stata e in maniera trasversale: era un innegabile insulto sessista perché se fosse stata un uomo non l’avrebbe avuto certo in quei termini. Però, questo non vuol dire che ogni attacco che riceve la premier debba essere ricondotto a una questione di discriminazione sessista”.
L’insulto che la premier ha ricevuto dal Governatore De Luca non fa parte di questa categoria allora?
“Io credo che l’insulto di De Luca nei suoi riguardi derivi da un diverbio di carattere politico, non sessista. De Luca, del resto, non è certo nuovo a questo linguaggio. E’ deprecabile, perché l’insulto, nel dibattito politico, è sempre un errore. Ma comunque, nel caso della Meloni, non mi pare una questione di genere”.
Per questo, quindi, Guerra pensa che la solidarietà femminile non sia arrivata alla premier: “La solidarietà tra donne si dà quando c’è di mezzo una questione di genere. Altrimenti, si trascende nell’idea che una donna debba essere intoccabile, sempre scevra da critiche”.
Jennifer Guerra sulla questione giovanile: “I ragazzi alimentano l’astensionismo perché la politica non si occupa di ciò che li interessa”
Al di là della questione femminile, gli ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni Europee si stanno concentrando anche sulla questione giovanile: da più parti, si teme un grande astensionismo dovuto proprio agli under 35 che disertano le urne.
In un certo qual modo, le due questioni sono legate? Jennifer Guerra risponde così: “Io credo che la polemica sulla mancata solidarietà femminile sollevata dalla Meloni non abbia alcun effetto sui giovani. Loro nutrono sfiducia nelle istituzioni, ma comunque si impegnano su temi politici, basti pensare proprio al femminismo, all’ambiente, alla Palestina. L’idea che i giovani siano completamente disinteressati a ciò che accade nel mondo, quindi, io non la condivido. Ma il punto è che quest’attivismo politico non si traduce nella pratica del voto”.
Di chi o di cosa è la colpa? “La responsabilità e di chi fa politica, in generale: si disinteressa delle tematiche care ai ragazzi, tant’è che, ad esempio, proprio le questioni di genere nei vari programmi elettorali sono inesistenti, in quello della Lega non se ne fa proprio cenno. Per questo non ci si può stupire se poi non votano”.