Se qualcuno pensava che i sondaggi avrebbero frenato Elizabeth Warren, nella sua ossessiva crociata contro le criptovalute, è stata la stessa senatrice del Massachusetts ad incaricarsi di ristabilire la realtà. Il personaggio politico più odiato dalla criptosfera, alla pari di Gary Gensler, ha infatti deciso di attaccare di nuovo gli asset digitali.

Lo ha fatto, come è ormai consuetudine, in maniera frontale, indicando Bitcoin e Altcoin come lo strumento preferito dai trafficanti di Fentanyl. Stavolta ha però condiviso gli onori delle cronache con un altro collega, Bill Cassidy. Sono stati proprio loro a chiedere all’amministrazione Biden cosa stia facendo per contrastare l’utilizzo di moneta virtuale nel commercio di questa sostanza proibita. Nella faccenda sarebbero implicati anche gli exchange crypto, accusati di agevolare il commercio delle sostanze utilizzate per la fabbricazione del Fentanyl, provenienti dalla Cina.

Elizabeth Warren senza freni contro le criptovalute: cosa sta accadendo

Le criptovalute hanno svolto un ruolo sempre più prominente nel commercio di Fentanyl, nel corso dell’ultimo decennio. Questa è la grave accusa mossa da Elizabeth Warren, in concorso con il collega Bill Cassidy nei confronti degli asset virtuali.

A spingerla in tale direzione, sarebbe in particolare una indagine condotta nel maggio dello scorso anno. Nel corso della stessa, infatti, condotta su 90 aziende cinesi che forniscono sostanze utilizzate per la fabbricazione del Fentanyl, il commercio in questione verrebbe spinto fuori dai radar delle agenzie di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti grazie all’utilizzo degli scambi di criptovalute. Il 90% di queste aziende, infatti, utilizza gli asset digitali in queste operazioni.

La stessa indagine ha poi permesso di appurare come i wallet utilizzati da queste aziende abbiano ricevuto in totale ben 30 milioni di dollari. Importi poi riversati nell’acquisto dei precursori necessari per la produzione delle pillole di Fentanyl per un controvalore pari a 54 miliardi di dollari.

Pur riconoscendo il ruolo di contrasto svolto dall’amministrazione Biden, Warren e Cassidy chiedono comunque di poter avere indicazioni su tale attività. Ponendo come termine per una risposta il prossimo 14 giugno.

Warren e innovazione finanziaria, un duello infinito

L’accusa mossa sembra ricalcare i toni da guerra fredda utilizzati per anni da politica e finanza tradizionale nei confronti di Bitcoin e criptovalute in genere. Se nel frattempo molti dei precedenti detrattori si sono trasformati in ferventi adepti dell’innovazione finanziaria, a partire da Donald Trump, la Warren non sembra intenzionata a tornare sui suoi passi.

Anzi, sembra assolutamente intenzionata a rilanciare, inasprendo i toni. Tanto da spingere più di qualcuno a pensare che tale innalzamento della pressione nei confronti della criptosfera sia una risposta alla guerra aperta dichiaratagli dalla Blockchain Association.

L’associazione che riunisce le aziende del settore, infatti, ha deciso di muoversi contro la Warren e le personalità politiche a lei vicine con grandi investimenti. Lo strumento preferenziale in tal senso è il super PAC (Political Action Committee) Fairshake. È notizia di poche ore fa l’apporto di ulteriore 25 milioni di dollari allo stesso da parte di Coinbase, tale portare oltre i 160 milioni la dotazione.

La contesa elettorale potrebbe essere indirizzata proprio dalla Blockchain Association

Un quantitativo di risorse spropositato, quello riversato dalle aziende blockchain su Fairshake, che minaccia di influire in maniera molto forte sulla contesa elettorale di fine anno. Si calcola che soltanto con le risorse al momento collezionate, il super PAC abbia la possibilità di investire 300mila dollari su ogni collegio elettorale degli Stati Uniti.

Al momento, comunque, sembra che Fairshake sia intenzionato a concentrare i suoi sforzi sugli Stati chiave e sui collegi dove si presentano candidati pro-criptovalute. Candidati che possono anche essere democratici, come è accaduto nelle primarie californiane. In quella occasione, infatti, il denaro è stato riversato sui candidati che si opponevano a Katie Porter, altra bestia nera della criptosfera, in quanto collegata strettamente alla Warren.

Resta da capire se questi avvisi saranno recepiti dai candidati democratici. In caso contrario la strada dei repubblicani e di Trump verso la Casa Bianca potrebbe essere letteralmente spianata dalla lobby crypto.