Come si diventa docente di scuola nel 2024? I canali per arrivare alla cattedra da insegnante si moltiplicano, comprendendo varie modalità che corrispondono al livello di istruzione e alle abilitazioni all’insegnamento.
Si possono distinguere sei strade per arrivare alla cattedra scolastica in vista dell’inizio dell’anno scolastico 2024-2025: dal titolo abilitante di per sé delle scuole dell’infanzia e primaria, alla nuova disciplina dei 60 crediti formativi universitari (Cfu) delle scuole medie e superiori, dall’integrazione dei crediti formativi per i docenti che abbiano già esperienza di insegnamento ai Cfu da conseguire per chi si era abilitato con il vecchio ordinamento.
Infine, due canali riguardano gli aspiranti insegnanti di sostegno: il primo è la partenza del IX ciclo di formazione ai fini della specializzazione, mentre l’ultimo canale fa riferimento al decreto del Consiglio dei ministri di qualche giorno fa che offre un’alternativa ai percorsi abilitanti (ex Pas).
Scuola, ecco come si diventa docente nel 2024
Si moltiplicano i canali per diventare docenti di scuola in vista delle assunzioni di settembre 2024. Per molti aspiranti insegnanti sono in corso le procedure per abilitarsi, per altri – invece – l’abilitazione è stata già ottenuta in precedenza e si è in attesa di immissione in ruolo. Di certo, per gli aspiranti docenti delle scuole dell’infanzia e primarie il canale privilegiato per entrare in cattedra è il titolo di laurea già abilitante in Scienze della formazione primaria.
Tale titolo ha sostituito dal 2010 il diploma di scuola magistrale per arrivare alla cattedra: nel percorso di laurea a ciclo unico è già previsto anche un periodo di tirocinio. A differenza delle scuole dell’infanzia ed elementari, le medie e superiori richiedono – con il nuovo decreto 36 del 2022 – 60 crediti formativi universitari (Cfu) o accademici (per gli Afam, Alta formazione artistica, musicale e coreutica).
Pertanto, per arrivare a insegnare nelle scuole occorre il titolo di laurea, l’abilitazione con i 60 crediti formativi universitari e il superamento del concorso ordinario, il cui primo bando con il nuovo meccanismo è in calendario per l’autunno del 2024 in vista delle immissioni a scuola da settembre 2025.
Insegnanti di ruolo tra concorsi, abilitazione, specializzazione e titoli di studio
Ai docenti che abbiano già esperienza di insegnamento nella scuola (grazie alle supplenze) si riconosce un percorso più facilitato per arrivare al ruolo. Infatti, chi abbia già almeno tre anni di insegnamento nella scuola (negli ultimi cinque anni) dovrà prendere 30 crediti formativi universitari. Lo stesso percorso è previsto per chi abbia superato un concorso straordinario (l’ultimo, il ter, ha avuto inizio a marzo scorso). Inoltre, 30 crediti formativi sono richiesti anche a chi abbia già un’abilitazione in un’altra classe di concorso per prenderne una ulteriore o per il sostegno.
L’abilitazione precedente, quella dei 24 crediti formativi universitari (Cfu) – in vigore fino al 31 ottobre 2022 – necessiterà di un’integrazione di crediti. Anche in questo caso occorre arrivare a 60 Cfu, quindi l’integrazione dovrà avvenire per 36 crediti. Le università stanno facendo partire i corsi per i crediti formativi: per l’iscrizione servono, di media, 2.500 euro per i 60 crediti e circa 2.000 euro per le integrazioni.
Insegnanti di sostegno, dopo l’ex Tfa in arrivo un nuovo corso di specializzazione: ultime novità
Infine, gli ultimi due canali per arrivare a essere un docente di ruolo nella scuola riguardano il sostegno. Il primo dei due riguarda la partenza del IX corso di specializzazione che riprende la numerazione dei vecchi Tirocini formativi attivi (ex Tfa). I corsi da poco partiti (anno accademico 2023-2024) e riguardano 32.317 aspiranti insegnanti con una riserva del 35% dei posti per chi abbia già almeno tre anni di sostegno nella scuola. Si accede ai corsi superando un test preselettivo, più le prove scritte e orali che possono essere anche più di due.
Infine il Consiglio dei ministri, con il decreto del 24 maggio 2024, ha istituito un nuovo canale di accesso al sostegno per i precari storici della scuola (con almeno 36 mesi di servizio). Si tratterà di una nuova offerta formativa che andrà a interessare i circa due terzi dei docenti di sostegno che non sono entrati nell’ex Tfa e le cui modalità saranno definite in un nuovo provvedimento del ministero dell’Università. Includendo gli attuali immessi ai corsi di specializzazione, i docenti di sostegno senza specializzazione superano il numero di 85.000.