Deborah de Robertis è un nome che fa scalpore, tanto nel mondo dell’arte quanto sulle pagine di cronaca in Francia. L’artista che ha posato nuda in diversi musei è finita davanti al giudice che l’ha incriminata per vandalismo: ha scritto #MeToo su celebri quadri, come “L’origine del mondo” di Courbet.

Incriminata per vandalismo Deborah de Robertis: “Non si separa la donna dall’artista”

Dietro l’attacco dello scorso maggio 2024 a 5 celebri opere d’arte conservate al Centre Pompidou-Metz si cela la mente della performer franco-lussemburghese Deborah de Robertis. L’artista è accusata di danneggiamento o deterioramento intenzionale di beni culturali insieme ad altre due donne.

A rivendicare l’attacco la stessa de Robertis, che ha sfregiato i quadri scrivendoci sopra l’ormai noto hashtag MeToo, simbolo dell’omonimo Movimento contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne. Come riporta l’AFP, il procuratore Yves Badorc ha ufficialmente confermato l’incriminazione della performer lo scorso 29 maggio 2024.

La procura di Metz ha avanzato l’accusa lo scorso lunedì, dopo che la donna e le sue collaboratrici hanno vandalizzato il dipinto di Gustave CourbetL’origine del mondo” e altre quattro opere, mentre un’altra è stata rubata.

L’attacco vandalico ai quadri

La stessa de Robertis, però, ha dichiarato che, in merito all’attacco vandalico sfociato poi nel furto, di essersi solamente “riappropriata” di un ricamo di Annette Messager, derivante da una collezione personale di un critico d’arte.

L’uomo, inoltre, sarebbe anche curatore della mostra dedicata allo psicanalista LacanQuand l’art rencontre la psychanalyse“, vernissage in cui l’artista 40enne avrebbe esposto un’opera. A seguito del suo gesto, la donna è stata posta sotto stretto controllo giudiziario. Inoltre, La donna deve rispettare il divieto di apparire in luoghi di esposizione d’arte, oltre che in Mosella, il dipartimento francese della regione Grand Est, dove, appunto, si trova il Metz.

Interrogate le complici

A finire sotto accusa anche le complici di Deborah de Robertis. Si tratterebbe di due donne, rispettivamente dell’86 e del ’93, ree di aver sfregiato con la scritta #MeToo le opere d’arte. Al momento dei fatti, gli agenti di sicurezza avevano bloccato e portato fuori dal Centro le donne.

Le tre, oltre a dover rispondere delle accuse, è impedito di entrare in contatto prima del processo. De Robertis ha ammesso che l’azione era parte della sua performance intitolata “Non si separa la donna dall’artista“, accompagnata da una lettera aperta di denuncia a 6 uomini. Questi esponenti del mondo artistico sarebbero “predatori” e “censori” agli occhi della 40enne.