Un team di donne ha salvato una squadra di calcio: la Tonara in Sardegna rischiava di sparire dal panorama sportivo regionale. Il piccolo club della provincia di Nuoro nel 2023, in seguito alle dimissioni dell’ormai ex presidente, Giuseppe Noli, e dell’intero reparto dirigenziale della squadra, sembrava vedere la sua fine. Nessuno voleva rilevare la società sportiva rosso nera, retrocessa in Prima Categoria.
Poi parte l’avventura di un gruppo di sei donne del posto, che nemmeno si conoscevano tra loro e che non si interessavano al pallone. Decidono di rilevare la società e di formare la nuova dirigenza. Una scelta insolita e coraggiosa. Si tratta di Maria Sau, 52enne, sposata, madre di due figlie, dipendente del comune di Belvì, che attualmente è la Presidente della squadra. Insieme a Stefania Columbu, Noemi Deligia, Cristina Sau, Eleonora Porru e Rosalba Asoni ha dato il via a questa avventura.
Il calcio è ancora considerato uno sport per soli uomini? Le donne come affrontano le sfide all’interno di un settore come questo? Ci sono ancora discriminazioni? Tag24 ha cercato di rispondere a queste domande insieme a Maria Sau, la Presidente di U.S Tonara e di approfondire la storia legata a questo progetto.
Tonara calcio, la squadra oggi ha una dirigenza tutta al femminile. Il racconto di Maria Sau: “Non sapevamo niente di pallone”
D: Un team di donne che decide di salvare una squadra di calcio. Una scelta che può apparire insolita agli occhi di molti, quella di inserirsi a capofitto in un settore considerato ancora molto “maschile”. E invece lei e le altre donne che hanno deciso di buttarsi in quest’iniziativa, siete andate contro corrente. Come avete avuto l’idea di salvare il Tonara calcio?
R: L’idea è nata dalla situazione in cui si trovava l’anno scorso la squadra del nostro paesino, la Tonara. Era rimasta senza dirigenza. L’amministrazione precedente non c’era più e nessuno in quel momento sembrava interessato a farsi avanti. Quindi a fare il primo passo siamo state noi, un gruppo di donne. Siamo in totale sei e ci siamo dette: “Proviamoci! Perché no?!”.
Non sapevamo niente di calcio, abbiamo imparato piano piano; allora non ci conoscevamo nemmeno tra di noi. Abbiamo provato ad unire le forze, abbiamo deciso di buttarci in questa sfida. L’anno scorso la squadra doveva retrocedere, era una notizia ufficiale ormai. Ci siamo mosse in ritardo e non siamo riuscite a fare molto per evitarlo.
D: E poi come è andata?
R: Poi a piccoli passi abbiamo imparato come muoverci nell’ambiente. Devo dire che quest’anno abbiamo avuto le nostre belle soddisfazioni. La squadra giocava in Promozione lo scorso anno. Poi siamo retrocessi in Prima Categoria. Nel 2024 siamo riusciti a risalire alla Promozione. Abbiamo preso in mano un progetto che stava crollando e siamo andati avanti.
Il calcio è ancora uno sport solo per uomini? La Presidente della Tonara: “Una volta ci hanno chiesto se fossimo le mogli di qualcuno…”
D: Il team che ha risollevato le sorti della squadra di Tonara è composto da donne. Nell’immaginario collettivo, il calcio è ancora considerato uno sport da uomini? Quanto è stato difficile per voi avvicinarvi a questo mondo? Al giorno d’oggi la situazione è migliorata rispetto al passato?
R: Purtroppo secondo me questo stereotipo esiste ancora oggi. Una cosa ha colpito me e le altre cinque donne che si sono lanciate nel progetto, proprio in merito a questo aspetto. Dovunque ci muovessimo, quando giocavamo le partite, tutti si chiedevano: “Ma chi è la dirigenza? Ma siete voi?”.
In ogni occasione dovevamo sottolineare che eravamo noi, delle donne, ad essere nel team della dirigenza. Una volta è successo anche addirittura che ci dicessero: “Ma di chi siete le mogli?”. Quello è stato l’episodio più particolare di tutti, ci ha colpito da vicino. E’ una frase che non si può sentire. E invece ce l’hanno detto, eccome.
D: La storia della Tonara potrebbe rappresentare un messaggio, non solo per la Sardegna ma per tutta Italia, per infondere coraggio alle nuove generazioni, e in generale, anche alle donne? Tuffarsi in un settore solitamente dominato dagli uomini, subire discriminazioni per questo e poi arrivare al successo…
R: C’è ancora molto maschilismo in alcuni ambiti e per le donne, soprattutto della mia età – io ho 52 anni- non è sempre facile. Ci proclamiamo indipendentiste, però in realtà all’atto pratico, secondo me spesso non abbiamo il coraggio di buttarci. Abbiamo sempre una scusa: troppe cose da fare, la casa, i figli e via dicendo. Forse bisognerebbe osare un po’ di più e prendere anche qualche “schiaffetto”, perché male non fa. A volte serve per risollevarsi un po’.
D: Come mai avete deciso di risollevare le sorti del Tonara calcio? Come vi è venuto in mente?
R: Io parlo per me e personalmente posso dire che mi sono buttata in quest’avventura perché amo le sfide. Tutte le cose che non so fare, mi piacciono. E non sapendone niente di calcio, l’ho fatto proprio per questo.
Le altre donne del team hanno fatto questa scelta per diverse ragioni, anche un po’ individuali probabilmente. Chi voleva rapportarsi anche con altre persone, chi perché aveva un figlio che magari faceva parte della squadra quindi voleva dare una mano. Motivi differenti, che poi alla fine ci hanno portato fin qui. L’anno scorso tutti ci davano consigli, oggi le cose fortunatamente vanno meglio.
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