Tanti lo conoscono per tradizione e usanza familiare, molti altri non l’hanno mai scoperto. Un regalo fatto con amore dai parenti e che salva dai prezzi della spesa più spietati delle regioni del Nord Italia: cos’è il “pacco da giù”?

Una salvezza, un risparmio e una raccolta di provviste tutta imballata, di consueto da mamme e nonne, dove si concentrano i beni alimentari più preziosi, buoni, quelli che “si trovano solo a casa.” A saperlo più di tutti sono gli studenti fuori sede. Uno di questi ragazzi, originario della Puglia e direttamente dall’Università di Torino, ha dedicato al tema una tesi di storia e usanza di questa “scatola magica”.

Cos’è il “pacco da giù”? La storia di una tradizione che non ha età

Si apre il cartone ci si trova il mondo. Olio, prosciutto, uva, scamorze, sugo e agrumi. Tutto questo e molto altro nel “pacco da giù”. Una raccolta di beni alimentari che da casa, al sud, i parenti preparano per i loro figli che vivono lontani. Tantissimi studenti fuori sede dispongono nelle loro credenze i tesori che arrivano con amore da casa. Un’usanza, questa, che va avanti

Sono migliaia gli studenti fuori sede iscritti all’Università e al Politecnico di Torino e moltissimi di questi ragazzi arrivano dalle regioni del Sud, esattamente come avveniva durante gli anni della grande migrazione interna. Non sono però solo i numeri ad accomunare il passato e il presente, c’è anche una vecchia tradizione: il «pacco da giù». 

Una storia che porta con sé la tradizione nata negli anni della grande migrazione interna in Italia. Parliamo del ventennio 1951-1971, in cui milioni di abitanti si trasferivano nelle industri del Nord.

La tesi di uno studente pugliese fuorisede sulla storia del “pacco da giù”

Il tempo passa ma non tramontano i modi, le tradizioni e la cura che tanti parenti impiegano nel mandare cibo ai loro figli. Perché genuino, un risparmio di spesa, di tempo e anche un gesto d’amore confezionato e custodito dalle persone più care, “il pacco da giù” è ancora parte integrante delle nostre vite.

A documentare e approfondire meglio la storia di questo baluardo dei costumi in Italia, è stato il ragazzo pugliese, ora abitante e studente a Torino, Mattia Scaroni, che ha intitolato una tesi ” «Il pacco da giù», un’indagine tra i fuori sede torinesi.”

Cosa mettere nel pacco da giù?

Tutto varia a seconda delle esigenze del singolo e della famiglia. Di solito il pacco contiene beni di tipo alimentare, prodotti tipici del paese d’appartenenza, conserve, vasetti, specialità. Non mancano poi i piatti congelati, i cibi pronti da scaldare, già cucinati, per far risparmiare tempo ai ragazzi che, con impazienza, aspettano il loro regalo dalla famiglia.

A parte tutto questo, non è raro che si decida di inviare vestiti, oggetti dimenticati, foto ricordo e memorie dell’infanzia.

Non conta solo cosa c’è dentro, ma più di tutto il legame affettivo presente tra l’elemento materiale e le persone che mandano e ricevono questo piccolo tesoro, proprio come fosse un “incantesimo del cuore”.

Un fenomeno parodistico sui social

Un modo efficace per narrare la propria vita da fuorisede lo hanno trovato tanti influencer nel corso del tempo, sui social. Tra questi spicca sicuramente il nome del siciliano Francesco Alioto che, proprio in uno dei suoi video più famosi, ha fatto riferimento proprio al grande rifornimento dal Sud. Insieme a lui, tanti altri altri esponenti del web tra parodie, tutorial e istruzioni per l’uso.

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