L’apertura della partita IVA rappresenta il punto di partenza per chi decide di avviare un’attività autonoma. Questo passo, fondamentale per iniziare un’attività commerciale, richiede un’analisi attenta dei rischi e delle opportunità. La scelta del regime fiscale è una delle prime decisioni da prendere: il regime forfettario, con un’aliquota del 5% o del 15%, offre notevoli vantaggi soprattutto nei primi cinque anni di attività. Tuttavia, sorge spesso una domanda tra chi ha aperto una partita IVA, ma per diverse ragioni non fattura: si può tenere aperta una partita IVA senza fatturare? Quali sono i rischi? E i costi?
Tenere partita IVA senza fatturare: costi e obblighi
Anche se la partita IVA non genera fatturato, ci sono obblighi fiscali e contributivi che bisogna rispettare. Ecco una panoramica dettagliata di cosa comporta mantenere una partita IVA attiva:
- Dichiarazione dei redditi: è obbligatorio presentare la dichiarazione dei redditi annuale anche se non si è fatturato.
- Contabilità: la gestione della contabilità, i cui costi variano a seconda del commercialista e del regime fiscale scelto, è necessaria.
- Contributi previdenziali: gli iscritti alla Gestione Separata INPS non devono versare contributi se non fatturano, ma è diverso per altre casse professionali che potrebbero richiedere un contributo minimo fisso.
- Diritto camerale: per i titolari di una ditta individuale, il diritto camerale annuale varia da 53 € a 120 €, a seconda dell’attività.
- Altri costi: questi includono la casella di posta elettronica certificata, la firma digitale e la gestione delle fatture elettroniche.
Scelta del regime fiscale: ordinario o forfettario?
La scelta del regime fiscale è cruciale. Il regime forfettario è particolarmente vantaggioso per le nuove attività e per chi rispetta i requisiti di permanenza. Questo regime prevede un’aliquota ridotta del 5% per i primi cinque anni, poi al 15%. Il reddito imponibile viene determinato in base ai ricavi percepiti, applicando un coefficiente di redditività forfettario. Se non si incassa nulla, non si pagano imposte.
Agevolazioni contributive per il regime forfettario
Per chi è tenuto all’iscrizione alla gestione IVS artigiani e commercianti INPS, il regime forfettario offre un’agevolazione contributiva del 35%. Questa riduzione si applica ai contributi previdenziali dovuti annualmente, ma è esclusa per i professionisti iscritti a casse specifiche.
Per usufruire della riduzione contributiva, è necessaria una comunicazione telematica:
- Nuove attività: presentare la domanda tramite il cassetto previdenziale artigiani commercianti subito dopo l’iscrizione alla Gestione INPS.
- Attività in corso: la domanda deve essere presentata entro il 28 febbraio di ogni anno tramite il cassetto previdenziale sul sito dell’INPS.
Cosa succede se non si fattura
Se la propria partita IVA non genera fatturato, le imposte saranno pari a zero per quell’anno. Tuttavia, potrebbero esserci comunque dei costi da sostenere a seconda del tipo di attività:
- Libero professionista senza cassa: contributi calcolati sulla percentuale degli incassi (26,07%). Se non si incassa nulla, i contributi saranno zero.
- Libero professionista con cassa: potrebbero esserci contributi minimi fissi, come nel caso della cassa degli psicologi (ENPAP) che richiede un versamento minimo di 780 €.
- Ditta individuale: oltre al diritto camerale annuale, i contributi fissi INPS sono di 4.427,04 € per gli artigiani e 4.515,43 € per i commercianti. Questi importi possono essere ridotti del 35% per chi aderisce al regime forfettario.
Oltre ai contributi e alla dichiarazione dei redditi, ci sono altri obblighi da considerare:
- Posta Elettronica Certificata e firma digitale: necessarie per le comunicazioni ufficiali e la gestione delle fatture elettroniche.
- Supporto del commercialista: la gestione fiscale e contabile richiede competenze specifiche, quindi affidarsi a un commercialista è estremamente importante per evitare errori e ottimizzare la pianificazione fiscale.
Costi del commercialista: variazioni geografiche e regimi fiscali
I costi del commercialista per la tenuta della contabilità variano significativamente in base al luogo dell’attività, al regime fiscale scelto, agli adempimenti richiesti e al fatturato. Ad esempio, i commercialisti a Roma possono avere tariffe inferiori rispetto a quelli di Milano. Per i contribuenti che utilizzano il regime forfettario, i costi annuali con un commercialista online si aggirano intorno ai 600-700 euro (ma in alcuni Comuni si arriva anche sotto i 500 euro), mentre per i professionisti in contabilità semplificata con un volume d’affari basso, i costi possono arrivare a circa 1.000 euro annui. Questi costi aumentano in presenza di dipendenti e collaboratori.
Costi fissi per le ditte individuali
Le ditte individuali devono sostenere alcuni costi fissi indipendentemente dal fatturato:
- Diritto annuale Camera di Commercio: circa 56 euro.
- Contributi fissi INPS: 3.599,03 euro per un utile fino a 15.548 euro, con una possibile riduzione del 35% per chi adotta il regime forfettario.
Si può tenere partita IVA senza fatturare? Dichiarazioni fiscali con zero fatturato
Anche se non si genera fatturato, è obbligatorio presentare tutte le dichiarazioni fiscali richieste, come il modello UNICO, per evitare sanzioni. La dichiarazione dei redditi deve essere compilata specificando “zero” nella casella delle somme percepite durante l’anno di imposta. Questo obbligo si applica indipendentemente dal regime fiscale adottato.